Albert Einstein, ebreo tedesco, fu costretto dal
nazismo, nel 1933, a lasciare l’Istituto Kaiser Wilhelm, che dirigeva a
Berlino, e la Germania e a recarsi – come molti intellettuali, ebrei e non –
negli Stati Uniti. A New York, nell’aprile del 1935, partecipò alle
celebrazioni per l’ottocentesimo anniversario della nascita di Moisè Maimonide:
in quella occasione egli lesse questa breve dichiarazione. L’incontro fra
filosofia greca e cultura ebraica (biblica) – impersonato proprio in filosofi
come Maimonide – costituisce lo strumento di rinascita della civiltà
occidentale dopo le invasioni germaniche. I “barbari teutonici”, come li chiama
Einstein, non erano riusciti a distruggere queste due sorgenti di civiltà: “la Bibbia
ebraica e la filosofia e l’arte greca”. L’Europa – e con essa il mondo – può
risorgere dalle ceneri della distruzione barbarica, perché quelle due fonti
erano riuscite a non farsi seppellire del tutto dalla distruzione generale.
Nel ricordo del messaggio equilibrato di Mosè Maimonide,
Einstein vede uno strumento per uscire dalla nuova barbarie che, dal cuore
dell’Europa, minaccia il mondo.
C’è qualcosa di sublime
nello spettacolo di uomini che si ritrovano insieme in uno spirito di armonia
per onorare il ricordo di un uomo la cui vita e il cui lavoro risalgono a sette
secoli fa. Questo sentimento si fa tanto piú acuto in un periodo in cui la
passione e la lotta tendono piú che mai ad annullare l’influenza del pensiero
razionalizzato e della giustizia equilibrata. Nel trambusto della vita
quotidiana il desiderio e la passione oscurano la nostra visione, e la voce
della ragione e della giustizia è quasi inudibile nel baccano della lotta di
tutti contro tutti. Ma il fermento di quei tempi remoti si è spento da molto
tempo e non ne resta molto piú del ricordo dei pochi che esercitarono una
influenza cruciale e proficua sui loro contemporanei e di conseguenza anche
sulle generazioni successive. Uno di tali uomini fu Maimonide.
Una volta che i barbari
teutonici ebbero distrutto l’antica cultura d’Europa, una nuova e piú raffinata
vita culturale cominciò lentamente a fluire da due fonti che in qualche modo
erano riuscite a non lasciarsi seppellire del tutto dalla devastazione
generale: la Bibbia ebraica e la filosofia e l’arte greca. L’unione di
queste due fonti, cosí differenti l’una dall’altra, contrassegna l’inizio della
nostra epoca culturale, e da quell’unione, direttamente o indirettamente, è
uscito tutto ciò che informa i veri valori della vita dei nostri giorni.
Maimonide fu una di
quelle personalità forti che con i loro scritti e i loro umani tentativi
contribuirono a realizzare quella sintesi, preparando cosí la strada agli
sviluppi successivi. Stasera ci sarà relazionato esattamente come questo
avvenne, da amici che con i loro studi si sono avvicinati piú di me al cuore
del lavoro cui Maimonide consacrò la propria vita e alla storia dell’anima
europea.
Che questa ora di grata
rimembranza possa contribuire a rafforzare dentro di noi l’affetto e la stima
che nutriamo per i tesori della nostra cultura, conquistati con lotte cosí
dure. La nostra lotta per preservare tali tesori contro le attuali forze della
tenebra e della barbarie non potrà allora che dirsi vincente.
(A. Einstein, Pensieri, idee,
opinioni, Newton Compton, Roma, 1996, pag. 227)