Dialogando
con Hume e Kant, Einstein presenta quelle che sono le sue convinzioni in campo
epistemologico.
A. Einstein, Autobiografia scientifica, trad. it. di A. Gamba, Boringhieri, Torino,
1979, pagg. 14-15
Io distinguo da una parte la totalità delle esperienze sensibili, e dall'altra la totalità dei concetti e delle proposizioni che sono enunciati nei libri. I rapporti interni fra i diversi concetti e proposizioni sono di natura logica, e il compito del pensiero logico è strettamente limitato a stabilire tutte le connessioni interne fra concetti e proposizioni secondo regole ben definite, che sono appunto quelle della logica. I concetti e le proposizioni acquistano “significato”, cioè “contenuto”, solo attraverso la loro connessione con le esperienze sensibili. Questa connessione è puramente intuitiva, non è essa stessa di natura logica. Ciò che distingue la vuota fantasia dalla “verità” scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè questa associazione intuitiva, può essere compiuta, e null’altro. Il sistema di concetti è una creazione dell'uomo, né piú né meno delle regole di sintassi che costituiscono la struttura dei sistemi di concetti. Sebbene i sistemi concettuali siano completamente arbitrari da un punto di vista logico, essi sono intesi a permettere la coordinazione piú completa e quanto piú possibile certa (intuitiva) con la totalità delle esperienze dei sensi; in secondo luogo sono intesi alla maggiore economia possibile dei loro elementi indipendenti da un punto di vista logico (concetti fondamentali e assiomi), cioè dei concetti non definiti e delle proposizioni non derivate.
Una proposizione è corretta se, entro un certo sistema logico, viene dedotta secondo regole logiche accettate. La verità contenuta in un sistema corrisponde alla certezza e alla completezza con cui è possibile coordinarlo con la totalità dell'esperienza. Una proposizione corretta ripete la sua “verità” da quella contenuta nel sistema a cui appartiene.
Una nota di carattere storico. Hume vide chiaramente che alcuni concetti, come per esempio quello di causalità, non si possono dedurre con metodi logici dai dati dell'esperienza. Kant, essendo fermamente convinto che certi concetti fossero indispensabili, e che fossero proprio quelli che si erano dimostrati tali nella pratica, li interpretò come le necessarie premesse di ogni tipo di speculazioni, e li distinse dai concetti di origine empirica. Io sono convinto, invece, che questa distinzione sia erronea, cioè che non ponga il problema nei suoi giusti termini. Tutti i concetti, anche quelli piú vicini all'esperienza, sono dal punto di vista logico convenzioni liberamente scelte, come appunto nel caso del concetto di causalità da cui ebbe origine quest'ordine di problemi.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. IV, pagg. 776-777