Engels
vede nel corso della storia realizzarsi tre tipi di matrimonio: quello di
gruppo, quello di coppia e quello monogamico. Egli inoltre mette in evidenza le
diverse condizioni dell’uomo e della donna e cerca di individuare le
caratteristiche del rapporto di coppia dopo la rivoluzione.
F. Engels, L’origine della famiglia, della
proprietà privata e dello Stato
Abbiamo cosí tre forme principali di matrimonio, che in complesso corrispondono ai tre stadi principali dello sviluppo umano. Il matrimonio di gruppo per lo stato selvaggio; il matrimonio di coppia per la barbarie; la monogamia, completata dall’adulterio e dalla prostituzione, per la civiltà. Tra il matrimonio di coppia e la monogamia s’introduce, nello stadio superiore della barbarie, il dominio dell’uomo sulle schiave e la poligamia.
Come prova tutta la nostra esposizione, il progresso che appare in questa successione è legato alla particolarità che la libertà sessuale del matrimonio di gruppo è stata sempre piú sottratta alle donne, ma non agli uomini. E il matrimonio di gruppo, in realtà, per l’uomo continua a sussistere sino ad oggi. Ciò che per una donna è un delitto che si tira dietro gravi conseguenze legali e sociali, è considerato per l’uomo cosa onorevole, e nel peggiore dei casi come una lieve macchia morale che si porta con piacere. Ma quanto piú l’antico eterismo tradizionale, ai tempi d’oggi, grazie alla produzione capitalistica delle merci, si muta e si adatta ad essa, e quanto piú si trasforma in aperta prostituzione, tanto piú esso esercita un influsso demoralizzante. E demoralizza precisamente molto piú gli uomini che le donne. La prostituzione degrada tra le donne solo le infelici che in essa precipitano, e anche costoro in una misura molto minore di quello che comunemente si crede. Invece essa degrada il carattere di tutto il mondo maschile. In tal modo, in nove casi su dieci, un lungo fidanzamento è una vera e propria scuola preparatoria alla infedeltà coniugale.
Andiamo ora verso uno sconvolgimento sociale in cui le basi economiche della monogamia, come sono esistite finora, scompariranno tanto sicuramente quante quelle della prostituzione che ne è il complemento. La monogamia sorse dalla concentrazione di grandi ricchezze nelle stesse mani, e precisamente in quelle di un uomo, e dal bisogno di lasciare queste ricchezze in eredità ai figli di questo uomo e di nessun altro. Perciò era necessaria la monogamia della donna e non quella dell’uomo; cosicché questa monogamia della donna non era affatto in contrasto con la poligamia aperta o velata dell’uomo. Ma il sovvertimento sociale imminente, mediante trasformazione per lo meno della parte infinitamente maggiore delle ricchezze durature ereditabili – dei mezzi di produzione – in proprietà sociale, ridurrà al minimo tutta questa preoccupazione della trasmissione ereditaria. Poiché dunque la monogamia è sorta da cause economiche, scomparirà se queste cause scompaiono.
Si potrebbe, non a torto, rispondere: scomparirà cosí poco che invece soltanto allora sarà realizzata sul serio. Infatti, con la trasformazione dei mezzi di produzione in proprietà sociale viene anche a scomparire il lavoro salariato, il proletariato, e quindi anche la necessità per un certo numero di donne, statisticamente computabile, di concedersi per denaro. La prostituzione sparisce e la monogamia, invece di tramontare, diventa finalmente una realtà... anche per gli uomini.
La posizione degli uomini in ogni caso subirà un grande cambiamento. Ma anche quella delle donne, di tutte le donne, subirà un notevole cambiamento. Col passaggio dei mezzi di produzione in proprietà comune, la famiglia singola cessa di essere l’unità economica della società. L’amministrazione domestica privata si trasforma in un’industria sociale. La cura e la educazione dei fanciulli diventa un fatto di pubblico interesse; la società ha cura in egual modo di tutti i fanciulli, legittimi e illegittimi. E con ciò cade la preoccupazione delle “conseguenze”, la quale oggi costituisce il motivo sociale essenziale – sia morale che economico – che impedisce ad una fanciulla di abbandonarsi senza riserve all’uomo amato. Non sarà tutto ciò una causa sufficiente per il sorgere graduale di un piú disinvolto commercio sessuale, e quindi di una opinione pubblica meno rigida e chiusa sull’onore delle fanciulle e sul disonore femminile? E infine, non abbiamo forse visto che nel mondo moderno monogamia e prostituzione sono, certo, antagonismi, ma antagonismi inseparabili, poli opposti del medesimo stato di cose della società? Può scomparire la prostituzione senza trascinare con sé, nell’abisso, la monogamia?
[...]
Quello che noi oggi possiamo dunque presumere circa l’ordinamento dei rapporti sessuali, dopo che sarà spazzata via la produzione capitalistica, il che accadrà fra non molto, è principalmente di carattere negativo, e si limita per lo piú a quel che viene soppresso. Ma che cosa si aggiungerà? Questo si deciderà quando una nuova generazione sarà maturata. Una generazione d’uomini i quali, durante la loro vita, non si saranno mai trovati nella circostanza di comperarsi la concessione di una donna col danaro o mediante altra forza sociale; e una generazione di donne che non si saranno mai trovate nella circostanza né di concedersi a un uomo per qualsiasi motivo che non sia vero amore, né di rifiutare di concedersi all’uomo che amano per timore delle conseguenze economiche. E quando ci saranno questi uomini, non importerà loro un corno di ciò che secondo l’opinione d’oggi dovrebbero fare; essi si creeranno la loro prassi e la corrispondente opinione pubblica sulla prassi di ogni individuo.
F. Engels, L’origine della famiglia, della
proprietà privata e dello Stato, Editori Riuniti, Roma, 1963, pagg. 101-103
e 109-110