La prima delle Massime Capitali delinea la
concezione epicurea del saggio. Egli deve essere come gli dei, che nella loro
serenitŕ non procurano affanni né a se stessi, né agli altri.
Massime
Capitali, I, 139
L'essere beato e immortale non ha né
procura agli altri affanni; cosí non č soggetto né all'ira né alla benevolenza.
Queste cose infatti sono proprie dell'essere debole. (In altre opere dice che
gli dči sono conoscibili solo con la mente; alcuni sussistono nella individualitŕ
materiale, altri nella somiglianza di forma, prodotti dal continuo flusso di
simulacri simili volti a costituire lo stesso oggetto; che sono antropomorfi).
(Epicuro, Opere, Einaudi, Torino, 1970, pag. 69)