Il
protestantesimo ha avuto il merito di trasformare ciò che Dio è in sé in ciò
che Dio è per gli uomini (il Cristo). Perciò esso è stato una tappa
fondamentale sulla strada che ha portato alla dissoluzione della teologia
nell’antropologia.
L. Feuerbach, Princípi della filosofia
dell’avvenire, § 1-5
1. Il compito dell’epoca moderna fu la realizzazione e la umanizzazione di Dio – la trasformazione e la dissoluzione della teologia nell’antropologia.
2. La forma religiosa e pratica di questa umanizzazione fu il protestantesimo. Il Dio, che è uomo, il Dio umano, quindi Cristo – questo soltanto è il Dio del protestantesimo. Il protestantesimo non si preoccupa piú, come il cattolicesimo, di ciò che Dio è in se stesso, bensí solo di ciò che Dio è per gli uomini; non ha piú, quindi, come quello, tendenza speculativa o contemplativa; non è piú teologia – è, essenzialmente, solo cristologia, cioè antropologia religiosa.
3. Il protestantesimo negò, tuttavia, il Dio in sé o Dio in quanto Dio – ed invero solo Dio in sé è propriamente Dio – solo praticamente; teoricamente, lo lasciò sussistere. Egli è, ma non solo per gli uomini, cioè per gli uomini religiosi – è un essere che sta al di là, che solo lassú, nel cielo, diventa oggetto per gli uomini. Ma ciò che per la religione è al di là, per la filosofia è al di qua; ciò che non è oggetto della religione è, appunto, oggetto della filosofia.
4. L’elaborazione e la dissoluzione razionale o teoretica del Dio posto al di là ed oggettivo della religione, è la filosofia speculativa.
5. L’essenza della filosofia speculativa non è altro che l’essenza razionalizzata, realizzata, presentificata dell’essenza di Dio. La filosofia speculativa è la vera, conseguente, razionale, teologia.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pag.
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