I pagani
adoravano la natura e gli ebrei chiamarono questa religione idolatria, ma
capovolgendo il precedente atteggiamento teoretico-contemplativo in un
atteggiamento pratico a scopi egoistici, s’innalzarono dall’idolatria al culto
di Dio.
L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo
L’eternità della materia o del mondo dei filosofi pagani, cosí mal compresa, non significa altro se non che, per essi, la natura era una verità teoretica. I pagani erano idolatri, ossia contemplavano la natura; non facevano nulla di diverso da quello che fanno oggi i popoli profondamente cristiani quando fanno della natura l’oggetto della loro ammirazione, della loro instancabile ricerca. “Ma i pagani adoravano oggetti naturali?” Senza dubbio; ma l’adorazione non è che la forma infantile, religiosa, della contemplazione. Contemplazione e adorazione non si distinguono essenzialmente fra loro. Davanti a ciò che contemplo mi umilio, offro in sacrificio ciò che ho di piú meraviglioso: il mio cuore, la mia intelligenza. Anche il naturalista si inginocchia davanti alla natura quando, mettendo in pericolo la sua stessa vita, scava nelle profondità della terra un lichene, un insetto, una pietra, per glorificarli nella luce della contemplazione ed eternarli nella scienza. Studio della natura è culto della natura, idolatria secondo il Dio ebraico e il Dio cristiano, e idolatria non è che la prima contemplazione della natura da parte dell’uomo; la religione infatti non è che l’atteggiamento dell’uomo che per la prima volta contempla la natura e sé stesso, e perciò è una contemplazione inceppata da pregiudizi, non libera, infantile, popolare. Gli ebrei invece si innalzarono dall’idolatria al culto di Dio, dalla creatura alla contemplazione del creatore, ossia si innalzarono dalla contemplazione teoretica della natura che affascinava gli idolatri, a una concezione puramente pratica, che assoggettava la natura a scopi egoistici. “Affinché alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna e le stelle, e tutti gli astri del firmamento, non ti prostri ad adorare e a rendere culto a quelle cose che il Signore tuo Dio ha creato (ossia donato, largitus est) per tutte le genti che sono sotto il cielo.” Dunque la creazione dal nulla, ossia la creazione considerata come un puro e semplice atto dittatoriale, ha la sua origine unicamente nell’incommensurabilità dell’egoismo ebraico.
L. Feuerbach, L’essenza del cristianesimo,
Feltrinelli, Milano, 1971, pagg. 130-131