Una contraddizione potrebbe
essere negata semplicemente negando la validità del principio di non
contraddizione, ma ciò toglierebbe valore alle critiche fatte al pensiero di
Kant in base a quel principio (“contraddittorietà” della cosa in sé). Se si vuole dare
un nuovo fondamento alla filosofia come scienza, bisognerà che esso - sebbene
non dimostrabile in quanto “principio” - venga espresso da “una qualche
proposizione che sia riconosciuta da tutti non contraddittoria”.
J. G. Fichte, Fondazione di
tutta la dottrina della scienza, par. 1
Noi
dobbiamo ricercare il principio assolutamente primo, assolutamente
incondizionato di tutto il sapere umano. Se ha da essere il principio
assolutamente primo esso non può essere dimostrato o determinato.
Esso deve
esprimere quell'atto che non si presenta, né può presentarsi, fra le
determinazioni empiriche della nostra coscienza, ma che piuttosto è a
fondamento di ogni coscienza e, solo, la rende possibile. Nell'esposizione di
questo atto è meno da temere che, per caso, in essa non si pensi ciò che si
deve pensare è a questo ha già provveduto la natura del nostro spirito -, ma
piuttosto che in essa si pensi ciò che non si deve pensare. Questo rende
necessaria una riflessione su ciò che in un primo momento potrebbe forse
essere frainteso per quello che si deve pensare, e una astrazione da
tutto ciò che non vi appartiene realmente.
Neanche per
mezzo di questa riflessione astraente può diventare fatto della coscienza ciò
che, in sé, non lo è; ma essa fa conoscere che si deve necessariamente pensare
quell'atto come fondamento di ogni coscienza. Le leggi secondo cui si deve
pensare assolutamente quell'atto come fondamento del sapere umano o - ed è la
stessa cosa - le regole secondo cui è posta quella riflessione, non sono ancora
dimostrate valide, ma sono tacitamente presupposte come conosciute e
indubitabili. Solo molto piú avanti sono dedotte dal principio, la cui
“posizione” è giusta solo a condizione della loro giustezza. Questo è un
circolo, ma è un circolo inevitabile. Essendo inevitabile e liberamente
concesso, è lecito, anche fissando i princípi supremi, richiamarsi a tutte le
leggi della logica generale.
Sulla via
della riflessione da porre, noi dobbiamo partire da una qualche proposizione
che sia riconosciuta da tutti non contraddittoria. Di tali proposizioni
dovrebbero essercene anche parecchie. La riflessione è libera e non ha
importanza il punto da cui essa prende le mosse. Noi scegliamo quello a partire
dal quale la via verso il nostro fine è piú breve. Allo stesso modo che è
concessa questa proposizione, deve essere concesso come atto, al tempo stesso,
ciò che noi vogliamo porre a fondamento dell'intera dottrina della scienza; e
deve risultare dalla riflessione che esso è ammesso come tale contemporaneamente
a quella proposizione.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1971, vol. XVII, pag. 913)