Filone di
Alessandria (20 a.C.-50 d.C.), noto anche come Filone l’Ebreo, presenta due
modi di leggere la Bibbia:
quello letterale e quello allegorico. Egli non sceglie il primo, ma il
considerarli entrambi importanti apre la strada a una lettura non dogmatica
della Sacra Scrittura, che incontrerà non poche difficoltà ad essere
accettata (soprattutto nel mondo cristiano).
De migratione Abrahae, I, 450-451
Alcuni,
pensando che il testo delle leggi sia un simbolo di realtà intelligibili, si
applicano diligentemente a queste realtà e non tengono piú in considerazione la
lettera. Io non approvo questo atteggiamento, poiché bisogna tener conto sia
della lettera che del contenuto, indagare con cura le realtà invisibili e
conservare come un patrimonio prezioso l’elemento visibile [...]. La lettera è
come il corpo, il senso mistico è come l’anima. E come si deve badare al corpo,
in quanto dimora dell’anima, cosí bisogna tener conto della lettera. E la
fedele osservanza letterale delle leggi rende piú agevole la conoscenza dei
significati mistici adombrati dalla lettera.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. I,
pag. 663)