Anna Freud (Vienna 1895-Londra 1982), dopo aver ricordato i
quattro mezzi di cui l’analista dispone nell’analisi dell’adulto (i ricordi
coscienti, l’interpretazione dei sogni, le associazioni libere e il transfert), esamina la loro applicabilità nella analisi
infantile. Per i ricordi coscienti non si può fare affidamento sul bambino e si
deve ricorrere alla memoria dei genitori, per quanto imprecisa. Sui sogni,
invece, il bambino, piú vicino dell’adulto al “mondo dei sogni”, è decisamente
affidabile. Al posto delle associazioni libere è preferibile ricorrere – oltre
che alla interpretazione dei sogni – alle fantasticherie e al disegno.
A. Freud, Il trattamento
psicoanalitico dei bambini
Le prime difficoltà le incontriamo già nel costruire la
storia della malattia in base ai ricordi consci del paziente. Nel caso di un
paziente adulto ci asteniamo, di norma, dal raccogliere informazioni dalla
famiglia e facciamo affidamento esclusivamente sulle notizie che egli stesso ci
può fornire. Questa limitazione, che ci imponiamo di proposito, di solito è
motivata con il fatto che le informazioni date dai familiari sono perlopiú
inattendibili e lacunose perché falsate da una concezione troppo personale e
soggettiva della personalità del malato. Ma il bambino non ci sa dire granché
sulla storia della sua malattia. Finché non gli si viene in aiuto con
l’analisi, egli non è in grado di risalire con la memoria molto addietro nel
tempo. Egli è cosí assorbito dal presente che per lui il passato quasi
svanisce. Non saprebbe dire da quanto tempo ha incominciato a essere fuori
della norma e diverso dagli altri bambini. Non ha bastante maturità per
paragonarsi con gli altri e ancora meno è in grado di porsi spontaneamente dei
compiti con cui le sue insufficienze possano misurarsi. Quindi l’analista
infantile ricava in effetti la storia della malattia del piccolo paziente da
ciò che gli dicono i genitori e non può fare altro che tener conto delle
eventuali imprecisioni e deformazioni, dovute a motivi di ordine personale.
L’interpretazione dei sogni, invece, ci offre un campo che
è di competenza tanto dell’analisi infantile quanto dell’analisi dell’adulto.
Nel periodo dell’analisi il bambino sogna né piú né meno dell’adulto e la
trasparenza o l’oscurità dei contenuti onirici sono regolate nell’uno come
nell’altro dall’intensità della resistenza. I sogni del bambino sono certamente
piú facili da interpretare, anche se non sono sempre cosí semplici come gli
esempi forniti nell’Interpretazione dei sogni. Vi troviamo tutte le
deformazioni dei desideri insoddisfatti corrispondenti alla complicata
struttura nevrotica del piccolo paziente. Ma è facilissimo farne capire
l’interpretazione al bambino. Quando un bambino mi racconta il primo sogno gli
faccio notare che il sogno non può nascere dal nulla, che esso ricava
evidentemente i suoi elementi da qualche parte; e mi metto con lui alla ricerca
di dove provengano. Egli si diverte a rintracciare i vari elementi come in un
gioco di incastri e ritrova con molta soddisfazione le immagini o le parole del
sogno nei fatti della sua vita reale. Forse questo avviene perché il bambino è
piú vicino dell’adulto al mondo dei sogni o forse non si stupisce di trovare un
significato nel sogno perché non ha mai sentito sostenere scientificamente la
teoria che i sogni non hanno significato. In ogni caso, se l’interpretazione
riesce, ne è molto fiero.
[...]
Nell’analisi infantile, accanto all’interpretazione dei
sogni veri e propri, ha una grande importanza anche quella delle
fantasticherie. Molti dei bambini su cui ho raccolto le mie esperienze erano
dei grandi sognatori a occhi aperti, e il racconto delle loro fantasticherie mi
è stato di grande aiuto nell’analisi; è inoltre molto facile indurre i bambini
di cui si è conquistata la fiducia in altri campi a raccontare le loro
fantasie. Le raccontano con disinvoltura, perché evidentemente se ne vergognano
meno dell’adulto, che le considera “infantili”. Mentre l’adulto di solito tarda
a riferire nell’analisi le sue fantasticherie e lo fa con molte esitazioni,
proprio perché se ne vergogna e disapprova la cosa, la loro rivelazione, fatta
dal. bambino nei delicati stadi iniziali dell’analisi, è spesso di grande
aiuto. Gli esempi che citerò sottopongono al lettore tre tipi diversi di
fantasticheria.
Il tipo piú semplice è la fantasticheria in quanto reazione
a un avvenimento della giornata. La piccola sognatrice di cui ho parlato, per
esempio, in un periodo in cui la competizione con i fratelli era della massima
importanza per l’analisi, reagí a una supposta ingiustizia con questo sogno a
occhi aperti: “Vorrei non esser mai venuta al mondo, vorrei morire. A volte
immagino di morire e poi di nascere di nuovo sotto forma dl animale o di
bambola. Ma, se venissi di nuovo al mondo sotto forma di bambola, so bene a chi
vorrei appartenere, a una bambina da cui era prima la mia bambinaia, una
bambina tanto gentile e buona. Sí, vorrei proprio essere la bambola di questa
bambina e non mi importerebbe niente di essere sballottata come si fa con le
bambole. Sarei un delizioso bambolotto, mi laverebbero, mi vestirebbero, mi
farebbero tutto. La bambina mi preferirebbe a tutte le altre sue bambole, e se
anche a Natale gliene regalassero un’altra, io sarei sempre la prediletta. Non
vorrebbe mai bene a un’altra bambola come al suo bambolotto.” È superfluo
dire che i fratelli sui quali soprattutto si appuntava la sua gelosia erano
quelli piú piccoli di lei. Nessuna spiegazione esplicita, nessuna associazione
avrebbe potuto rivelare la sua situazione meglio di questa fantasticheria.
[...]
Un altro ausilio tecnico che, accanto all’interpretazione
dei sogni e alle fantasticherie, ha spesso una parte di primo piano in
parecchie mie analisi infantili, è il disegno: in tre dei casi riferiti esso
sostituí addirittura, per un certo periodo, quasi tutti gli altri modi di
comunicare.
[...]
Temo però di aver tracciato finora un quadro troppo ideale
delle condizioni in cui si svolge l’analisi infantile. La famiglia è pronta a
fornire tutte le informazioni necessarie; il bambino dimostra una gran passione
per l’interpretazione dei sogni e sforna a getto continuo fantasticherie e una
gran quantità di interessantissimi disegni da cui trarre tutte le conclusioni
che si vogliono sui suoi impulsi inconsci. Se cosí fosse non si capirebbe
perché fino ad oggi si è considerata l’analisi infantile un campo
particolarmente difficile della tecnica analitica e perché tanti analisti
dichiarino di non riuscire nel trattamento dei bambini.
Non è difficile dare la risposta. Il bambino neutralizza
tutti i predetti vantaggi perché si rifiuta di fare associazioni. L’analista è
messo quindi in imbarazzo perché con lui non può mettere in pratica lo
strumento su cui si fonda la tecnica analitica. Evidentemente è contrario alla
natura infantile assumere la comoda posizione sdraiata prescritta all’adulto,
eliminare con consapevole volontà tutte le critiche alle idee che affiorano,
comunicare tutto senza nessuna esclusione, e in tal modo esplorare l’intera
estensione della propria coscienza.
È vero che quando si è riusciti, nei modi che ho descritto,
a creare con un bambino dei solidi legami di affetto e a rendersi
indispensabili, gli si può far fare qualunque cosa. Quindi qualche volta,
esortandolo, si riuscirà a fargli fare delle associazioni, benché solo per
breve tempo e per compiacere l’analista. Questo sporadico inserimento di
associazioni potrà senz’altro essere di grande aiuto e chiarire a scolte una
situazione difficile. Ma avrà sempre il carattere di un aiuto eccezionale, né
potrà mai essere una base sicura su cui fondare l’intero lavoro di analisi.
A. Freud, Il trattamento
psicoanalitico dei bambini, Boringhieri, Torino, 1972, pagg. 41-42, 44-45,
47-49, 50-51