In questo scritto Erich Fromm (1900-1980) pone a confronto
il marxismo e la psicoanalisi come due diverse interpretazioni dei bisogni e
delle aspirazione dell’uomo; entrambe hanno però in comune la prospettiva di
liberazione dell’uomo attraverso la conoscenza della verità e la rinuncia alle
illusioni.
E.
Fromm, Marx e Freud
Sia Marx sia Freud ebbero precursori, tuttavia entrambi
avvicinarono l’oggetto della propria ricerca con metodologia scientifica. Essi
fecero per la società e per l’individuo quello che, rispettivamente, la
fisiologia fece per la cellula vivente e la fisica teorica per l’atomo. Marx
vide la società come una struttura intricata, con forze diverse e
contraddittorie, anche se individuabili. La conoscenza di queste forze permette
la comprensione del passato e, in una certa misura, la previsione del futuro
previsione non nel senso di avvenimenti che necessariamente debbano
verificarsi, bensí di alternative limitate tra le quali l’uomo deve scegliere.
Freud scoprí che l’uomo come entità mentale è un insieme di
forze dinamiche, molte delle quali contraddittorie.
Anche in questo caso, quello che conta è l’intento
scientifico di comprendere la qualità, l’intensità e la direzione di queste
forze per comprendere il passato e prevedere possibili alternative per il
futuro. Anche in questo caso il mutamento è possibile solo nella misura in cui
una data struttura di forze è in grado di consentirlo.
Inoltre un vero mutamento, nel senso di mutamenti di
energia in una data struttura, non solo richiede una profonda comprensione di
queste forze e delle leggi secondo le quali essi si muovono, ma anche un grande
sforzo e una grande volontà.
Il campo comune nel quale si sviluppò il pensiero dl Marx e
quello di Freud è, in ultima analisi, il concetto di umanesimo e di umanità
che, rifacendosi alla tradizione greco romana e giudaico-cristiana, riapparí
nella storia europea col rinascimento e si sviluppò pienamente nel XVIII e XIX
secolo. L’ideale umanista del Rinascimento fu la scoperta dell’uomo universale
(homo universalis), dell’uomo totale, considerato come il
culmine dello sviluppo naturale. La difesa di Freud dei diritti degli impulsi
naturali dell’uomo contro le forze della convenzione sociale, come pure il suo
ideale che la ragione controlli e renda nobili questi impulsi, fanno parte
della tradizione umanista. La contestazione di Marx contro un ordine sociale in
cui l’uomo è paralizzato dal suo asservimento all’economia e il suo ideale di
una piena scoperta dell’uomo non alienato e totale fanno parte della stessa
tradizione umanista. La visione di Freud fu limitata dalla sua filosofia
materialista e meccanicistica che interpretava i bisogni della natura umana
essenzialmente come bisogni di natura sessuale. La visione di Marx fu piú ampia
proprio perché egli vide l’effetto paralizzante della società classista, e in
tale modo poté avere una visione dell’uomo emancipato e delle sue possibilità
di sviluppo in una società divenuta completamente umana. Freud fu un
riformatore liberale, Marx un rivoluzionario radicale. Pur essendo molto
diversi, essi hanno in comune la volontà senza compromessi di liberare l’uomo,
la fede, altrettanto scevra da compromessi, nella verità come strumento di
liberazione, e il convincimento che la premessa di questa liberazione stia
nella capacità dell’uomo di rompere le catene dell’illusione.
E. Fromm, Marx e Freud,
Garzanti, Milano, 1978, pagg. 32-34