Capitolo II - Quale deve essere la nuova educazione
Il mezzo, che io propongo per salvare la nazione tedesca (...), è un'educazione nazionale dei Tedeschi, nuova del tutto e mai prima esistita in nessuna nazione. Per distinguerla dalla vecchia, la definii già nel precedente discorso così: l'educazione vecchia esortava tutt'al più al buon ordine e alla moralità; le sue esortazioni però rimanevano per lo più infruttuose nella vita reale, che si formava invece su principi del tutto diversi e inaccessibili a questa educazione. In opposizione alla quale la nuova educazione deve poter determinare in modo certo e infallibile gli avviamenti e i moti vitali dei suoi allievi.
Invece, l'educazione nuova consisterebbe appunto nel distruggere completamente la libera volontà sul terreno che essa prende a coltivare, e nel portare nella volontà una severa intima necessità di osservare il bene e l'impossibilità di fare il contrario: in una volontà così educata si potrà contare con sicurezza e confidare. (...)
Ne segue che il mezzo di salvezza, che io vi promisi di annunziare, consiste nella formazione di una coscienza assolutamente nuova, che finora non si trovò se non forse eccezionalmente in singoli individui, giammai come coscienza generale e nazionale: nell'educare la nazione (la cui vita è ora spenta ed è diventata un'appendice di una vita straniera) ad una vita completamente nuova che debba rimanere sua esclusiva proprietà; oppure, nel caso passasse da lei anche in altri, che debba rimanere intera ed intatta anche fra divisioni infinite. In una parola ciò che io propongo per mantenere in vita la nazione tedesca consiste in un cambiamento totale della sua educazione.
A rigore di termini, secondo quest'esame, l'educazione finora non è stata in nessun modo l'arte di formare l'uomo, ciò che del resto essa mai ha preteso di essere, perché ha confessato spesso e apertamente la propria impotenza, pretendendo come condizione di riuscita un talento naturale o un genio. Quest'arte nuova resterebbe ancora da inventarsi, ed ecco appunto il compito della nuova educazione. La penetrazione nelle radici di ogni commozione e moto vitale è ciò che la nuova educazione deve aggiungere alla vecchia; e come quest'ultima tutt'al più s'accontentava di formare qualche cosa nell'uomo, così la nuova educazione deve formare l'uomo stesso, senza però fare di questa formazione una dotazione esterna, come s'è fatto finora, ma piuttosto una parte integrante della persona stessa dell'allievo.
Di più, quest'educazione già così limitata, era impartita soltanto ad una piccola minoranza, cioè alle classi chiamate appunto colte; invece la gran maggioranza, sulla quale in realtà si basa la cosa pubblica, il popolo, era completamente trascurata e abbandonata al cieco caso. Noi vogliamo che la nuova educazione formi di tutti i Tedeschi una sola totalità, spinta e vivificata in tutte le sue parti da un solo interesse. Perché se noi volessimo pur qui dividere una classe colta, che sarebbe vivificata dal nuovo svolgimento dell'istinto dell'approvazione morale, da una classe incolta, questa ultima (...) s'allontanerebbe da noi e per noi sarebbe perduta. Non ci resta dunque che estendere la nuova educazione a tutto ciò che è tedesco senza nessuna eccezione, così che essa non sia l'educazione di una sola casta privilegiata, ma l'educazione della nazione intera, come tale, e non distinta nelle singole sue parti. In questa educazione diretta a formare l'intimo piacere del giusto, sia completamente tolta e sparisca ogni distinzione di classe, che in altri rami dello sviluppo, potrebbe continuare a sussistere: e così non sorga fra noi in nessun modo un'educazione delle classi popolari, ma soltanto una vera e propria educazione nazionale tedesca.
In questo discorso io rivolgo la mia proposta in special modo alle classi colte della Germania, che saranno, spero, le prime a comprenderla. Propongo a loro di promuovere questa nuova idea e così da una parte si faranno perdonare dal mondo tutta la loro attività passata, dall'altra si renderanno degne di continuare a vivere nel futuro.
(G. Fichte, Discorso alla nazione tedesca)