L’illusione non è la stessa cosa di un errore, e non è
necessariamente un errore. L’opinione di Aristotele secondo la quale i parassiti
si svilupperebbero dal sudiciume – opinione che è ancora quella degli ignoranti
– era un errore; allo stesso modo era erronea l’opinione sostenuta da una
generazione di medici secondo cui la tabe dorsalis sarebbe la conseguenza degli
eccessi sessuali. Sarebbe improprio chiamare illusioni questi errori. Fu invece
un’illusione quella di Colombo che credeva di avere scoperto una nuova rotta per
le Indie. Il contributo del suo desiderio a questo errore è infatti assai
evidente. Ancora, può venir designata come illusione l’affermazione di certi
nazionalisti in base alla quale gli Indogermani sarebbero l’unica razza capace
di civiltà, o la credenza, che solo la psicoanalisi ha distrutto, secondo cui il
bambino è un essere privo da sessualità. Caratteristico dell’illusione è il suo
derivare dai desideri umani; sotto questo profilo essa si avvicina alle idee
deliranti note alla psichiatria; differisce tuttavia da queste, a prescindere
dalla più complicata struttura dell’idea delirante. In quest’ultima l’elemento
essenziale che mettiamo in rilievo è la contraddizione rispetto alla realtà;
l’illusione, invece, non necessariamente è falsa, cioè irrealizzabile o in
contraddizione con la realtà. Una ragazza borghese può ad esempio concepire
l’illusione che un principe la chiederà in sposa. E’ un evento possibile, che in
alcuni casi si è verificato. Che il Messia verrà e fonderà l’età dell’oro è
assai meno verosimile; a seconda dell’atteggiamento personale di chi giudica,
questa credenza verrà classificata come illusione o come qualcosa di analogo a
un delirio. Non è facile trovare esempi di illusioni che si sono realizzate;
tuttavia quella degli alchimisti di poter trasformare tutti i metalli in oro
potrebbe essere uno di questi esempi. Il desiderio di aver moltissimo oro,
quanto piò oro possibile, si è assai smorzato a causa del nostro attuale modo di
concepirela cause determinanti della ricchezza; tuttavia la chimica non
considera più impossibile la trasformazione dei metalli in oro. Diciamo dunque
che una credenza è un’illusione qualora nella sua motivazione prevalga
l’appagamento di desiderio, e prescindiamo perciò dal suo rapporto con la
realtà, proprio come l’illusione stessa rinuncia alla propria
convalida.
(S. Freud).