FICHTE, IL DOTTO DEVE ESSERE UN UOMO PUBBLICO
Il dotto è in modo specialissimo destinato alla società, in quanto tale egli esiste propriamente mediante e per la società...; ha perciò il dovere tutto speciale di perfezionare in sé eminentemente e al massimo grado i talenti sociali, cioè la facoltà ricettiva e la facoltà comunicativa... Egli deve conservarsi questa facoltà ricettiva con lo studio continuo e cercare di premunirsi da quella sordità di fronte alle opinioni ed espressioni altrui che spesso s'incontra anche presso eminenti pensatori originali... La facoltà comunicativa poi è continuamente necessaria al dotto, perché egli possiede la sua scienza non per sé ma per la società... Quelle conoscenze che egli ha acquisito per la società, il dotto deve ora effettivamente applicarle a vantaggio della società; deve condurre gli uomini alla coscienza dei loro veri bisogni e istruirli sui mezzi adatti per soddisfarli... Inoltre c'è in tutti gli uomini un sentimento del vero, che certo da solo non basta, ma dev'essere sviluppato, saggiato, raffinato; e far ciò è appunto compito del dotto... Cosí il dotto, conformemente al concetto che ne abbiamo sviluppato sin qui, è, per sua destinazione, il maestro del genere umano.
Ma egli non deve soltanto istruire genericamente gli uomini... Egli vede non solo il presente ma anche il futuro; non vede solo la situazione attuale, ma anche il punto verso cui l'umanità deve camminare se vuol mantenersi sulla strada della sua ultima meta, senza sviarsene o retrocedere. Egli non può pretendere di trascinarla d'impeto fino alla meta, perché essa non può procedere a sbalzi nel suo cammino, deve solo badare che non si fermi e non retroceda. Sotto questo riguardo, il dotto è l'educatore dell'umanità.
Egli agisce sulla società, questa è basata sul concetto della libertà; essa e tutti i suoi membri sono liberi; ed egli non deve agire su di essa se non con mezzi morali. Il dotto non cadrà nella tentazione di prendere gli uomini con mezzi coattivi, con l'uso della forza fisica, per indurli ad accettare i suoi convincimenti..., ma egli non deve nemmeno ingannarli... Nella società ogni individuo deve agire per libera scelta e per una persuasione da lui giudicata sufficiente; deve poter considerare se stesso in ogni sua azione come scopo, ed essere considerato tale da ogni membro. Chi viene ingannato viene trattato solo come mezzo. Il fine supremo di ogni singolo uomo, come della società tutta intera, e - per conseguenza - di tutta l'operosità sociale del dotto è il perfezionamento morale di tutto l'uomo. È dovere del dotto di mirare sempre a questo fine ultimo e di tenerlo presente in tutta la sua attività sociale. Ma non potrà mai lavorare con successo per il perfezionamento morale chi non è, per conto suo, un uomo buono... Perciò il dotto, considerato per quest'ultimo riguardo, deve essere l'uomo moralmente migliore del suo tempo: deve rappresentare in sé il piú alto grado di perfezionamento morale possibile nel suo tempo.
(Fichte, Su la destinazione del dotto)