In questo
brano, tratto dall’opera di Gentile La filosofia della prassi (1899), si
afferma che l’originalità del pensiero di Marx sta nel collegare il
materialismo con la prassi. Gentile ricorda però che da parte sua l’idealismo
ha sempre avuto con la prassi uno stretto rapporto, anche se non nel senso con
cui era inteso da Marx, il quale trasporta il principio dell’operare, proprio
della mente, nel mondo dei bisogni.
G. Gentile, La filosofia della prassi
La chiave di volta di questa costruzione filosofica sta nel concetto della “prassi”. Concetto, come ben nota lo stesso Marx, nuovo rispetto al materialismo, ma nell’idealismo vecchio quanto l’idealismo medesimo, anzi nato proprio a un parto con esso, già fin dal soggettivismo di Socrate. Il quale non sapeva concepire una verità già bella e formata, che potesse trasmettersi per tradizione od insegnamento; e pensava invece che ogni verità sia risultato ultimo di personale lavorio inquisitivo, nel quale il maestro non può fare se non da compagno e collaboratore al discepolo desideroso del vero. Quindi il celebre paragone della sua arte con quella maieutica della madre Fenarete. Non egli produceva il sapere nella mente dei discepoli; ma questi erano soltanto aiutati da lui a formarsi, a fare questo sapere. Aiutati nella prassi, direbbe Marx. Il sapere, pertanto, importava già per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva costruzione, una continua e progressiva prassi.
[...] Ed in verità, se si può conoscere ciò che è propria opera, il mondo naturale è da rimettersi, pensa Vico, alla cognizione di Dio, che ne è l’unico fattore; ma il mondo storico, prodotto dell’umana attività, è l’oggetto di cui possono conseguire la scienza gli uomini che l’han fatto. Ma per Vico questo operare umano era operare della mente dell’uomo; quindi il suo concetto, che la storia avesse tutta a spiegarsi con la considerazione e lo studio delle modificazioni della mente. Cambia in Marx il principio dell’operare, e, invece delle modificazioni della mente, sono radice della storia i bisogni dell’individuo, come essere sociale. Ma il concetto che s’invoca della prassi, rimane quello.
G. Gentile, L’attualismo, La Nuova
Italia, Firenze, 1995, pagg. 3-4