Goldmann, I pericoli del razionalismo

Goldmann osserva che il razionalismo moderno ha eliminato la dimensione comunitaria dal comportamento economico, sottovalutando le conseguenze che oggi invece si sono pienamente manifestate e appaiono molto preoccupanti.

 

L. Goldmann, Il dio Nascosto [Le dieu caché]

 

Ma se al tempo di Descartes e nei due secoli successivi il razionalismo vittorioso poteva senza difficoltà eliminare dal comportamento economico e sociale dell’individuo l’idea di comunità e l’insieme dei valori propriamente morali, ciò poteva avvenire unicamente perché questa eliminazione progressiva, malgrado i pericoli che racchiudeva in potenza, non aveva ancora rivelate le sue ultime conseguenze.

Scavando dall’interno la vita sociale, l’azione del razionalismo interessava un mondo ancora profondamente improntato di valori che gli uomini continuavano a sentire e a vivere anche se erano estranei e contrari alla nuova mentalità in via di formazione. Sopravvivenze di morale cristiana (anche laicizzata) e di pensiero umanista avrebbero nascosto ancora per parecchio tempo i pericoli di un mondo senza reali valori morali e avrebbero permesso di celebrare le vittorie del pensiero scientifico e delle sue applicazioni tecniche come l’espressione di un progresso senza problemi. Dio aveva lasciato il mondo ma la sua assenza passava ancora inavvertita se non ad un’infima minoranza di intellettuali dell’Europa occidentale.

Solo ai giorni nostri l’assenza di norme etiche valide (fondate sulle basi stesse del razionalismo) che possano imporsi al comportamento tecnico dell’uomo razionale ha rivelato angosciosi pericoli e minacce. Perché se, malgrado il Dio del razionalismo illuminista, le masse incolte sono riuscite attraverso la loro azione sindacale e politica a porre un freno all’eccesso di individualismo nella vita economica, l’assenza di forze etiche che possano dirigere l’impiego delle scoperte tecniche e subordinarle ai fini di una vera comunità umana rischia di avere conseguenze che appena si osano immaginare.

 

L. Goldmann, Pascal e Racine, Lerici, Milano, 1961, pagg. 56-57