Lucien Goldmann (1913-1970),
filosofo marxista poi approdato al cristianesimo, coglie nel carattere
individuale della ragione uno degli aspetti centrali del pensiero
illuminista. La ragione è, ovviamente, comune a tutti gli uomini, ma
ciascuno ha imparato, sta imparando, o - secondo una opinione ampiamente
diffusa fra gli illuministi - deve imparare “a ragionare con la propria testa”.
Anche la religione quindi per parlare a tutti deve parlare a
ciascuno, alla ragione individuale di ciascuno: la dimensione collettiva
della fede e della “Chiesa”, nella misura in cui è espressione di un gruppo o
di un popolo contrapposti ad altri, nega il vero universalismo in cui tutti gli
individui sono uguali e liberi.
Un tempo la miscredenza era
individuale e la fede era collettiva; ora, divenuta la miscredenza un fenomeno
sociale, la fede diventa spesso un fatto individuale. Non si dice piú “noi
crediamo”, ma “io credo” e precisamente questo “io” del borghese cólto esige
una religione spiritualizzata e razionale. [...]
Tra i pensatori dell'illuminismo
esistono su molti argomenti, tra cui le rispettive concezioni religiose,
notevoli divergenze, ma nelle loro concezioni polemiche rispetto alla Chiesa e
alla religione cristiana si riscontra tra loro una concordanza pronunciata.
Questa concordanza si manifesta
nella condotta del processo che gli illuministi hanno intentato alla Chiesa e
alla religione cristiana, come pure a qualsiasi altra religione positiva, sulla
base della ragione individuale e dei valori fondamentali della libertà,
dell'uguaglianza di tutti gli uomini, della giustizia e della tolleranza.
Si chiamino essi pure atei,
deisti o teisti, per i pensatori dell'illuminismo l'idea che una data religione
positiva sia la vera o pretenda una posizione di privilegio rispetto
alle altre, appare contraria alla ragione. La vera religione deve, come
tale, apparire evidente a tutti gli uomini - che ovviamente non siano, o non
siano ancora atei - e non può contenere dogmi particolari conoscibili soltanto
attraverso la rivelazione e inaccessibili alla ragione; inoltre essa non deve
entrare in conflitto con il pensiero e col morale razionali borghesi. Ogni
Chiesa che sostiene una determinata religione positiva diviene per ciò stesso
sospetta e un buon governo deve impedirle ogni ingerenza nello stato e nella
politica.
(L. Goldmann, L'illuminismo e
la società moderna, Einaudi, Torino, 1967, pag. 76, 79)