Grossman, La Russia ha scelto la schiavitú

Dopo aver subito per un secolo l’influenza liberatoria dell’Occidente, la Russia ha finito con lo scegliere Lenin e con lui la schiavitú.

 

V. Grossman, Vsiò teciot [Tutto scorre...1970]

 

Ed ecco che il diciannovesimo secolo sembrava essersi infine accostato al tempo predetto dai profeti della Russia, il tempo in cui la Russia, cosí ricettiva e pronta ad assorbire le altrui influenze spirituali, si preparava ad influire essa stessa sul mondo.

Per cento anni la Russia ha assorbito, assunta da fuori, l’idea di libertà.

[...]

Ed ecco che la rivoluzione russa, fecondata dalle idee di libertà e dignità dell’uomo, si è compiuta.

Cosa ne avrebbe fatto l’anima russa delle idee del mondo occidentale, come le avrebbe trasformate dentro di sé, in quale cristallina concrezione le avrebbe convertite, quale germoglio si preparava a far spuntare dal subconscio della storia?

“... Rus’, dove stai correndo?... Non dà risposta”.

Dinanzi alla giovane Russia – liberatasi dalle catene dello zarismo – sfilarono come pretendenti decine e forse centinaia di dottrine rivoluzionarie, di fedi, di leader di partito, profezie, programmi... Avidamente, con passione e con supplice sguardo i capi del progresso russo fissavano gli occhi in viso alla fanciulla da marito.

In ampio cerchio stavano attorno a lei moderati, fanatici, trudoviki, populisti, sostenitori degli operai, difensori dei contadini, colti industriali, clericali seguaci delle lumières, anarchici scatenati.

Fili invisibili, spesso da loro non percepiti, li legavano alle idee delle monarchie costituzionali dell’Occidente, dei parlamenti, dei cardinali e vescovi piú colti, degli industriali, dei proprietari terrieri istruiti, dei leader dei sindacati operai, dei predicatori, dei professori universitari.

La grande schiava soffermò il suo sguardo – uno sguardo indagatore – sopra Lenin. Il prescelto fu lui.

 

V. Grossman, Tutto scorre..., Adelphi, Milano, 1987, pagg. 194-195