1. La denotazione
Se un quadro debba essere o no una rappresentazione è un problema assai meno cruciale di quanto potrebbe sembrare dalle aspre battaglie che continuano a dividere artisti, critici e divulgatori. Nondimeno, in qualsiasi analisi filosofica dei modi in cui i simboli funzionano all’interno e al di fuori dell’arte, è necessario uno studio preliminare sulla natura della rappresentazione. Il fatto che la rappresentazione sia frequente in alune arti, come la pittura, e insolita in altre, come la musica, è fonte di gravi difficoltà per un’estetica unificata; e, quando non siano chiari quali rapporti di affinità e di distinzione intercorrano fra la rappresentazione pittorica, in quanto modo di significazione, e la descrizione verbale da una parte, e, poniamo, l’espressione facciale dall’altra, qualsiasi teoria generale dei simboli è impossibile.
Il modo più ingenuo di concepire la rappresentazione potrebbe forse essere formulato così: "A rappresenta B se e solo se A somiglia apprezzabilmente a B", ovvero "A rappresenta B nella misura in cui A somiglia a B". Tracce di questa concezione, variamente modificata e corretta, restano in gran parte della letteratura sulla rappresentazione. Sarebbe tuttavia difficile concentrare una maggior quantità d’errore in una formula così breve.
Alcune inconseguenze sono abbastanza ovvie. Un oggetto somiglia a se stesso al massimo grado, ma raramente rappresenta se stesso; la somiglianza, diversamente dalla rappresentazione, è riflessiva. […]
Non altrettanto ovvio è come si debba correggere questa formula. Potremmo andare più cauti, e premettere la condizione "Se A è un quadro…". Naturalmente, se poi interpretiamo quadro come rappresentazione, rinunciamo ad affrontare buona parte del problema: cioè a dire, che cosa costituisca una rappresentazione. […]
La verità è che un quadro, per rappresentare un oggetto, deve essere un simbolo di esso, "stare per" esso, riferirsi ad esso; e che nessun grado di somiglianza è sufficiente per instaurare la relazione di riferimento richiesta. Né la somiglianza è necessaria per il riferimento; pressoché ogni cosa può stare per pressoché ogni altra. Un quadro che rappresenta – come un passo che descrive – un oggetto, si riferisce a esso e, più precisamente, lo denota. La denotazione è il nocciolo della rappresentazione ed è indipendente dalla somiglianza.
(Nelson Goodman, Languages of Art, 1968; tr. it.: I linguaggi dell’arte, Milano, il Saggiatore, 1998)