Hegel, Il cristianesimo fra libertà e schiavitú

Negli Scritti teologici giovanili (con questo titolo Herman Nohl pubblicò, nel 1907, una serie di scritti hegeliani del periodo 1793-1800) Hegel si confronta con il cristianesimo. Fortemente influenzato dalla critica illuminista alla religione, egli sottolinea il contributo che il cristianesimo realizzato ha dato e continua a dare all’oppressione della libertà. Nell’insegnamento di Cristo, però, Hegel individua anche una forte spinta verso la libertà e una altrettanto forte carica eversiva contro lo stato; agli occhi di Hegel l’insegnamento di Cristo prende la forma dell’insegnamento kantiano in campo morale e assume la funzione che - per Kant - aveva svolto l’illuminismo: fare uscire gli uomini dalla minore età attraverso l’uso pubblico della ragione.

 

a) Socrate e Gesú (Greci ed Ebrei) (G. W. F. Hegel, Religione popolare e cristianesimo, II)

 

Socrate, che viveva in uno Stato repubblicano, dove ogni cittadino parlava liberamente con l’altro, ma dove una sua maniera urbana nei rapporti faceva parte del ceto popolare piú umile, abbordava la gente, nella conversazione, nel modo piú schietto del mondo. Senza il tono didattico, senza l’aria di voler insegnare, cominciava una conversazione qualunque e portava nel modo piú fine a una dottrina che si offriva da sé e che anche a una Diotima [la vecchia che nel Simposio di Platone narra a Socrate il mito della nascita di Eros] poteva apparire non importuna. I Giudei invece erano già abituati, dal tempo dei loro antenati, ad essere arringati in modo rozzo; già nelle sinagoghe erano i loro orecchi abituati alle prediche morali e a un tono diretto di ammaestramento.

 

b) Il cristianesimo e la distruzione dello Stato (G. W. F. Hegel, Religione popolare e cristianesimo, II) (  pagg. )

 

Cosí molti comandamenti di Cristo sono contrari ai primi fondamenti della legislazione nella società civile, ai princípi dei diritti di proprietà, alla legittima difesa, ecc. Uno Stato che oggi introduce in sé i comandamenti di Cristo lo potrebbe fare solo dal lato esteriore, perché lo spirito non si può comandare, e si distruggerebbe immediatamente.

 

c) La ragione e l’imperativo morale (G. W. F. Hegel, Vita di Gesú)

 

La ragione pura, che non tollera alcun limite, è la stessa divinità. Secondo la ragione, quindi, è ordinato il piano del mondo in generale; è la ragione che insegna all’uomo a conoscere la sua destinazione, l’incondizionato fine della sua vita. Spesso, invero, essa fu oscurata, tuttavia non fu mai del tutto spenta; anche nelle tenebre se n’è conservato un debole barlume.

[...]

Vi è stato invero ordinato l’amore verso i vostri amici e la vostra nazione, ma inoltre vi è stato permesso l’odio verso i vostri nemici ed estranei. Io, al contrario, vi dico: Rispettate, anche nei vostri nemici, l’umanità; se non potete amarli, augurate del bene a quelli che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, pregate gli altri a favore di quelli che presso gli altri vi denigrano e attraverso gli altri cercano di farvi infelici.

[...]

Agite secondo una massima tale che possiate volere che essa valga come legge universale tra gli uomini, anche per voi. Questa è la legge fondamentale dell’eticità, il contenuto di tutte le legislazioni e dei libri sacri di tutti i popoli.

[...]

Ora io vi lascio, ma non vi abbandono come orfani: io vi lascio una guida in voi stessi. Io ho risvegliato in voi il seme del bene, che la ragione pose in voi; e il ricordo del mio insegnamento e del mio amore per voi conserverà saldo in voi questo spirito della verità e della virtú; lo spirito cui gli uomini non prestano ossequio unicamente perché non lo conoscono e non lo cercano in se stessi. Voi siete diventati uomini che alla fine sono affidati a se stessi, senza quelle cinghie con cui si sostengono i bambini quando imparano a camminare: quando io non sarò piú con voi, sia allora la vostra sviluppata eticità, la vostra guida nel cammino. [...] Che io vi lasci è meglio anche per voi, poiché unicamente attraverso la vostra attiva esperienza acquisterete l’indipendenza e imparerete a guidarvi da voi stessi.

 

d) Cristianesimo e oppressione (G. W. F. Hegel, Religione popolare e cristianesimo, III) (  pagg. )

 

Ora, la massa, che non ha piú virtú pubbliche, che viene gettata in uno stato di oppressione, ha bisogno di altro, ha bisogno di altri sostegni, consolazioni, per avere un compenso alla miseria che non può sperare di addolcire. L’interna certezza della fede in Dio e nell’immortalità deve essere sostituita da assicurazioni esterne, dalla fede in uomini che sono riusciti a imporre l’opinione di saperne di piú.

 

(G. W. F. Hegel, Vita di Gesú, a cura di A. Negri, Laterza, Bari, 1994, pagg. 3, 5, 63, 75, 79, 127, 7)