L'Idea, nell'intraprendere il
lungo cammino “fuori di sé”, parte dalla consapevolezza del proprio carattere astratto, di essere un
“inizio” e non un “risultato”.
G. W. F. Hegel, Fenomenologia
dello Spirito, Prefazione
Il vero è l'intero. Ma l'intero è
soltanto l'essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell'Assoluto si
deve dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è
in verità; e proprio in ciò consiste la sua natura, nell'essere effettualità,
soggetto, o svolgimento di se stesso. Per quanto possa sembrare contraddittorio
che l'Assoluto sia da concepire essenzialmente come risultato, basta tuttavia
riflettere alquanto per renderci capaci di questa parvenza di contraddizione.
Il cominciamento, il principio, l'assoluto, come da prima e immediatamente vien
pronunziato, è solo l'Universale. Se io dico: “tutti gli animali”, queste
parole non potranno mai valere come una zoologia; con altrettanta evidenza
balza agli occhi che le parole: “divino”, “assoluto”, “eterno”, ecc. non
esprimono ciò che quivi è contenuto; e tali parole in effetto non esprimono che
l'intuizione, intesa come l'immediato. Ciò che è pié di tali parole, e sia pure
il solo passaggio a una proposizione, contiene un divenir-altro che deve venire
riassimilato; ossia è una mediazione.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pag. 498)