Obiettivo della filosofia è
presentare la verità (lo Spirito Assoluto) nella forma pura del concetto, cioè nella piena
identità tra forma e contenuto. Data l'identità del contenuto della religione e
della filosofia, l'opera di quest'ultima non può essere ostacolata dalla
religione. Se ciò accade è perché spesso la religione confonde ancora la
propria forma (la rappresentazione) con il contenuto.
G. W. F. Hegel, Lezioni sulla
filosofia della religione 1, 3, 2
Su ciò si fonda la differenza tra
filosofia e religione. La filosofia è l'attività che converte nella forma del
concetto quello che è nella forma della rappresentazione. Il contenuto è lo
stesso, deve essere lo stesso ossia è la verità. Essa è questo contenuto per lo
spirito del mondo in genere, per lo spirito dell'uomo. Questo sostanziale può
non essere differente per l'uomo, sia che si tratti, da una parte, della
rappresentazione o, dall'altra parte, dell'intelligenza; ma in quanto l'uomo
pensa - e il bisogno di pensare è essenziale per l'uomo - questo contenuto si
converte nella forma del pensiero, dunque è tramutato nel concetto. Sorge
allora la difficoltà di separare in un contenuto quello che è il contenuto come
tale, ossia il pensiero, da ciò che appartiene alla rappresentazione come tale.
I rimproveri che si fanno alla filosofia si riducono a questo: che essa spoglia
le forme che appartengono alla rappresentazione. Questo è il punto generale.
Nei confronti della religione compito proprio della filosofia è l'elevare il
contenuto assoluto, che è nella rappresentazione della religione, nella forma
del pensiero. Il contenuto della religione e della filosofia è lo stesso e non
può essere differente, poiché non esistono due autocoscienze dello spirito
assoluto, che potrebbero avere un contenuto differente od opposto; le
differenze perciò sono della forma. Di ciò non si rende conto la coscienza
comune; perché per essa la verità è legata a queste determinazioni della
rappresentazione; la coscienza comune opina che tolta questa viene tolto
completamente anche il contenuto. Ciò può certamente avvenire e avviene anche
spesso; può essere che una filosofia abbia un contenuto diverso dal contenuto
religioso di una particolare religione. Abitualmente però si prende anche
quella trasformazione, traduzione, per cambiamento, distruzione. Qui dobbiamo
considerare piú da vicino questi momenti, ciò che appartiene al modo della
rappresentazione e ciò che appartiene a quello della filosofia.
Le forme del rapporto, quali
esistono nella religione, possono essere sostituite e vengono sostituite da
altre nella filosofia. Ma la filosofia viene cosí opposta alla religione solo
quando si astrae dal contenuto che è in sé e per sé, e quando si prendono al
contrario nella religione le forme come l'essenziale. In quanto dunque nelle
religioni positive queste forme sono considerate come essenziali, sembra che la
filosofia combatta la religione [...].
La rappresentazione ha sempre
figurazioni piú o meno sensibili; essa si trova tra la sensazione immediata,
sensibile e il pensiero propriamente detto. Il contenuto è di specie sensibile,
ma vi si è già introdotto il pensiero che però non ha ancora permeato di sé il
contenuto e non lo ha ancora sopraffatto. La rappresentazione non è il prendere
il sensibile come singolo e immediato, ma essa ha già compreso il sensibile
singolo nella sua universalità, nella sua interiorità spirituale. Tuttavia essa
è conscia di questa interiorità e universalità che è ancora nella forma della
singolarità e del sensibile. Perciò il rappresentato ha in sé ancora spazialità
e temporalità; non è ancora capace di liberarsi dal naturale; perché esso
stesso è il naturale preso nella sua universalità e questa stessa universalità
è ancora nella forma della sua naturalità. Vi è già il pensiero ma altrettanto
vi è ancora il sensibile nel pensiero, cosí che ne vien fuori una mescolanza
spuria. La rappresentazione si serve perciò facilmente di espressioni figurate,
analogie o modi indeterminati; una simile rappresentazione è per esempio la generazione
del Figlio nell'eternità [...].
Nella religione vi è una
narrazione; dapprima vi è il contenuto astratto, e il suo concreto compimento
appare come una cosa naturale e perciò come un accaduto nel tempo. Quello che è
essenzialmente momento della vita di Dio appare in forma figurata, come cosa
accaduta nel tempo, e ogni nuovo momento del contenuto determinato sembra
succedersi nel tempo. Solo nel pensiero concettuale si palesa l'interiorità,
l'in sé della connessione, la sua vera unità che, penetrandosi eternamente, si
rivela solo al pensiero che concepisce.
(G. W. F. Hegel, Lezioni sulla
filosofia della religione, Laterza, Bari, 1983, vol I, pagg. 264-267)