Heidegger, Sul trionfo della ragione

La lettura presenta una parte di un lungo dialogo fra un giapponese (G) e un interrogante (I). In esso viene affrontato il problema del linguaggio in un confronto fra Oriente e Occidente. Sono presenti momenti di forte critica verso la tradizione occidentale.

 

M. Heidegger, Da un colloquio nell’ascolto del linguaggio

 

I.  Perché vedo ora ancor piú chiaramente il pericolo che la lingua in cui conduciamo il colloquio continui a distruggere le possibilità di dire ciò di cui veniamo ragionando.

G.  Per il fatto che la lingua stessa poggia sulla distinzione metafisica di sensibile e non-sensibile, in quanto a reggere l’edificio della lingua stanno, da un lato, suono e scrittura, dall’altro significato e senso.

I.  Cosí almeno nella prospettiva della concezione europea. Cosí anche da Loro?

G.  Certo no. Ma, come già ho detto, la tentazione di ricorrere a modi di vedere europei e ai concetti correlativi è grande.

I.  Essa viene rafforzata da un processo che chiamerei la completa europeizzazione della terra e dell’uomo.

G.  Molti vedono in tale processo il trionfo della ragione. Del resto, non fu questa, sulla fine del diciottesimo secolo, durante la rivoluzione francese, proclamata dea?

I.  Non c’è dubbio. E si va tanto oltre nella idolatria di questa divinità, che si accusa di irrazionalismo ogni pensiero non disposto a riconoscere i diritti della ragione come i piú profondi ed essenziali.

G.  Si trova una conferma della sovranità della ragione europea e della sua indiscutibilità nei successi della razionalità che il progresso tecnico pone ogni momento dinanzi agli occhi.

I.  L’accecamento cresce al punto che non si riesce piú a vedere come l’europeizzazione dell’uomo e della terra distrugga nelle sue fonti tutto ciò che è essenziale. Si ha l’impressione che quelle fonti siano destinate a inaridirsi.

 

M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio, Mursia, Milano, 1988, pag. 94