Fra le
caratteristiche dell’Essere vi è l’indefinibilità, perché l’Essere non è un
ente. Ma ciò non dispensa dal problema del suo senso.
M. Heidegger, Sein und Zeit, Tübingen,
1927, trad. it. di P. Chiodi, Essere e tempo, Longanesi, Milano, 1976
Il concetto di “essere” è indefinibile. Questo carattere venne dedotto dalla sua estrema generalità. E ciò a buon diritto, se definitio fit per genus proximum et differentiam specificam. Difatti l’“essere” non può essere concepito come un ente; enti non additur aliqua natura; non è possibile determinare l’essere mediante l’attribuzione di predicati ontici. Non è possibile definire l’“essere” muovendo da concetti piú alti, né presentarlo muovendo da piú bassi [...]. L’unica conseguenza legittima è questa: l’“essere” non è qualcosa come l’ente. Ecco perché quel modo di determinare l’ente – la “definizione” della logica tradizionale che, entro certi limiti, è da considerarsi fondata, e che trova la sua ragion d’essere nell’ontologia antica – non è applicabile all’essere. L’indefinibilità dell’essere non dispensa dal problema del suo senso, ma, al contrario, lo rende necessario.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. II, pag. 249