Fra la
verità ontica e la verità ontologica vi è una differenza ontologica e nello
stesso tempo uno stretto rapporto, in quanto “si appartengono una all’altra”.
M. Heidegger, Vom Wesen des Grundes, [L’essenza
del fondamento], Halle 1929, trad. it. di F. Volpi, Segnavia,
Adelphi, Milano, 1987, pagg. 90-91
I gradi e le variazioni possibili della verità ontologica, intesa in senso lato, tradiscono a un tempo la ricchezza di ciò che, in quanto verità originaria, è al fondo di ogni verità ontica. La svelatezza dell'essere è però sempre la verità dell'essere dell'ente, sia questo reale o no. Viceversa nella svelatezza dell'ente c'è già sempre anche quella del suo essere. La verità ontica e la verità ontologica concernono in modo rispettivamente diverso l'ente nel suo essere e l'essere dell'ente. Esse si appartengono l'un l'altra in modo essenziale in base al loro riferimento alla differenza di essere ed ente (differenza ontologica). L'essenza della verità in generale, che in tal modo si biforca necessariamente in ontica e ontologica, è possibile in generale solo con l'aprirsi di questa differenza. D'altra parte, se il tratto caratteristico dell'esserci risiede nel fatto che esso si comporta in rapporto all'ente solo comprendendo l'essere, allora bisogna che il poter differenziare, in cui la differenza ontologica diviene effettiva, affondi le radici della sua propria possibilità nel fondamento dell'essenza dell'esserci. Anticipando, chiamiamo questo fondamento della differenza ontologica la trascendenza dell'esserci.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. II, pagg. 284-285