Werner Karl Heisenberg (1901-1976), premio Nobel per
la fisica, è noto soprattutto per l’enunciazione del principio
d’indeterminazione, che porta il suo nome. La sua buona conoscenza della
storia della filosofia gli ha permesso di elaborare una sofisticata dottrina
epistemologica in continuo dialogo con i grandi filosofi, da Platone a Kant. In
questa lettura egli osserva che le ultime scoperte della fisica hanno avuto
come conseguenza la dissoluzione di quel rigido sistema di concetti, che
costituiva la fisica classica (materia, spazio, tempo, causalità).
W. Heisenberg, Fisica
e filosofia, trad. it. di G. Gnoli, Il Saggiatore, Milano, 1966, pagg.
41-42
Tornando ora ai contributi della fisica moderna, si può dire che il cambiamento piú importante prodotto dai suoi risultati consiste nella dissoluzione di quel rigido sistema di concetti del secolo diciannovesimo. Naturalmente molti tentativi erano stati fatti in precedenza per sfuggire alla rigidezza di quel sistema che appariva evidentemente troppo ristretto per l'intendimento delle parti essenziali della realtà. Ma non era stato possibile scorgere ciò che di erroneo poteva esserci nei concetti fondamentali di materia spazio tempo e causalità, che tanti successi avevano ottenuto nella storia della scienza. Soltanto la ricerca sperimentale condotta con l’attrezzatura perfezionatissima che la tecnica poteva offrire, e la sua interpretazione matematica, fornirono la base per un'analisi critica – o, si può dire, potenziarono l'analisi critica – di quei concetti, provando infine la dissoluzione di quel rigido sistema.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. IV, pagg. 731-732