Lo
scienziato che rifiuta di confrontarsi con la filosofia finisce per adottare
inconsapevolmente una filosofia scadente, che può anche danneggiare il suo
lavoro, come avviene oggi a causa dell’accettazione inconsapevole della
filosofia di Democrito. L’unica filosofia utilizzabile per la fisica delle
particelle sarebbe invece quella di Platone.
W. Heisenberg, La tradizione nella scienza,
trad. di R. Pizzi e B. Vitale, Garzanti, Milano, 1982, pagg. 85-97
Nella seconda parte affronterò dettagliatamente i problemi filosofici legati al concetto di particella elementare. Infatti ritengo che certi sviluppi erronei nella teoria delle particelle elementari – e temo che tali sviluppi erronei esistano – dipendano dal fatto che i loro autori sostengono di non volere occuparsi di filosofia, mentre in realtà partono inconsapevolmente da una scadente filosofia e quindi, a causa di pregiudizi, cadono in domande prive di significato. Esagerando un po' si può forse affermare che la buona fisica è stata involontariamente corrotta dalla cattiva filosofia [...].
Vengo ora alla filosofia dalla quale la fisica delle particelle elementari, consapevolmente o no, si fa guidare. Da due millenni e mezzo filosofi e naturalisti discutono il problema di che cosa avvenga se si cerca di suddividere all'infinito la materia. Come sono in realtà le piú piccole parti costitutive della materia? I filosofi hanno dato a questa domanda risposte molto diverse fra loro, ma tutte hanno esercitato il loro influsso sulla teoria delle scienze naturali [...].
A tutte queste filosofie è comune il fatto di cercare di evitare, in qualche modo, l'antinomia dell’infinitamente piccolo, che come è noto è stata approfondita da Kant [...].
Al fondo della questione sta sempre, come ho già detto, l'antinomia di Kant, per cui da una parte è molto difficile immaginare che la materia si possa suddividere all'infinito, e dall'altra è altrettanto difficile pensare che questa suddivisione trovi a un certo punto, bruscamente, un termine. In definitiva l'antinomia nasce, come ora sappiamo, da una applicazione erronea della nostra intuizione anche alle situazioni del mondo microscopico. L'influsso maggiore sulla fisica e sulla chimica dell'ultimo secolo lo ha senza dubbio esercitato la teoria atomica di Democrito; essa permette una descrizione intuitiva dei processi chimici a livello microscopico Gli atomi possono essere paragonati alle masse puntiformi della meccanica newtoniana e un tale paragone conduce a una soddisfacente teoria statistica del calore. In realtà, gli atomi dei chimici erano considerati allora non masse puntiformi, ma piccoli sistemi planetari; il nucleo atomico era composto di protoni e di neutroni, ma si pensava che elettroni, protoni ed eventualmente anche neutroni potessero venir considerati come atomi veri e propri, nel senso di ultimi, indivisibili mattoni della materia. La rappresentazione atomica di Democrito diventò quindi negli ultimi cento anni parte integrante del quadro materialistico generale di un fisico; era facilmente comprensibile e piuttosto intuitiva, e determinò anche il pensiero scientifico di quei fisici che non volevano avere niente a che fare con la filosofia. A questo punto, vorrei motivare la mia ipotesi secondo cui nell'odierna fisica delle particelle elementari la buona fisica è rovinata inconsapevolmente dalla cattiva filosofia. È inevitabile utilizzare un linguaggio che deriva dalla filosofia tradizionale. Ci si chiede: “Di che cosa consiste il protone? L'elettrone si può suddividere o no? Il quanto di luce è semplice o composto?” e cosí via. Ma tutte queste domande sono mal poste, perché le espressioni “suddividere” o “consistere di” hanno ampiamente perso il loro significato. Dovremmo quindi adattare i nostri problemi, il nostro linguaggio e i nostri pensieri, cioè la nostra filosofia naturale, a questa nuova situazione creata dagli esperimenti. Ma ciò è purtroppo molto difficile. Cosí nella fisica delle particelle si introducono continuamente di soppiatto domande formulate in modo scorretto e rappresentazioni sbagliate che conducono agli sviluppi errati di cui parlerò. [...]
Vediamo cosí che, per esempio, la antinomia dell’infinitamente piccolo per le particelle elementari si risolve in modo molto sottile, in un modo al quale né Kant né gli antichi filosofi avevano pensato – cioè nel fatto che la parola “suddividere” perde il suo significato. Se si vogliono paragonare le conoscenze dell'attuale fisica delle particelle a una qualche filosofia precedente, questa potrebbe essere solo la filosofia platonica; infatti le particelle della fisica odierna, come insegna la teoria dei quanti, sono rappresentazioni di gruppi di simmetria e quindi sono paragonabili ai corpi simmetrici della dottrina platonica.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. IV, pagg. 812-814