Per
Hollander gli intellettuali hanno piú bisogno di credere della gente comune. La
loro reazione alla società secolarizzata li ha spinti a credere nella politica,
ma le motivazioni erano piú profonde.
P. Hollander, Political Pilgrims [Pellegrini
politici, 1981]
Infine, bisogna considerare il processo di secolarizzazione e le conseguenze che ha avuto per gli intellettuali occidentali; si tratta infatti di aspetti che sono stati poco esplorati e quasi per niente riconosciuti come cause degli atteggiamenti che costituiscono il tema principale di questo studio. Forse la concezione finora prevalente, secondo la quale gli intellettuali tendono ad essere razionali, scettici, critici e distaccati, ha fatto sí che si sottovalutasse il loro bisogno di credere che, probabilmente, è piú forte del corrispondente bisogno che ha la gente “comune”.
[...]
Un’immagine eccessivamente razionalistica degli intellettuali ha anche nascosto la sensazione di sconfitta da essi provata per i frutti della secolarizzazione maturati in questo secolo. Era, io credo, la terribile urgenza di trovare senso e significato alla vita che portava gli intellettuali ad assumere gli atteggiamenti descritti in questo volume. In questo senso, la politica venne cosí a fornire nuovi oggetti di devozione poiché, secondo le parole di Max Weber, gli dei si erano ritirati dalla vita delle società occidentali. Per molto tempo un gran numero di intellettuali occidentali trovò questo nuovo oggetto di devozione nel sistema sovietico, nei suoi leaders e nelle sue credenze ufficiali. Questa devozione si è rivolta, in tempi piú recenti, nel corso di questo secolo, verso “oggetti” simili (come Cuba, Cina, Terzo Mondo) e si tratta di un fatto che corrobora l’ipotesi secondo cui c’è un bisogno fluttuante di ricerca di una realizzazione e che, sebbene il tipo di realizzazione che si trova sia apparentemente politico, la sua ricerca deriva, in realtà, da bisogni piú profondi e non politici.
P. Hollander, Pellegrini politici, Il
Mulino, Bologna, 1988, pagg. 599-600