Hollander, Il marxismo religione degli intellettuali

Riprendendo soprattutto B. Henry Levy, uno dei Nouveaux Philosophes francesi, Hollander ritiene che, con l’affievolirsi del cristianesimo, il marxismo abbia preso il suo posto, soprattutto fra gli intellettuali.

 

P. Hollander, Political Pilgrims [Pellegrini politici, 1981]

 

Il motivo fondamentale nel fascino del socialismo è la promessa e l’aspettativa di migliori condizioni materiali di vita, insieme al mantenimento (o la riproposizione) della comunità, in modo da assicurare, cosí, i benefici della tecnologia, dell’industria e della vita urbana senza le rotture, i conflitti e i turbamenti associati ad essi nel regime capitalista. Peter Cleak, uno storico sociale americano, rifletteva su questo antico fascino del socialismo:

“[il socialismo] era soprattutto un sogno contro i segni di confine, una proposta ricorrente contro le separazioni, le divisioni, le distinzioni. Dietro ogni manifestazione c’è il desiderio di restaurare l’unità perduta, di superare le dolorose divisioni dell’io e i conflitti con gli altri. Il socialismo personifica un desiderio di ritornare ad una condizione di interezza che esisteva, o si presumeva che esistesse... prima del peccato originale, prima del tuffo nella storia. E sebbene in definitiva il suo impegno per l’ordine, l’armonia e l’unità fosse piú di natura psicologica ed estetica; il sogno socialista era reso piú potentemente visibile in termini teologici, principalmente attraverso l’immaginario giudaico-cristiano”.

Anche Bernard Henry Levy, uno dei nuovi filosofi, è giunto alla conclusione (come il suo anziano collega francese, Raymond Aron, aveva fatto qualche decennio prima) che “il marxismo è la religione del nostro tempo”, e che “non è sufficiente dire che il marxismo sia una caricatura del Cristianesimo. Il marxismo, piú fondamentalmente, sta temporaneamente sostituendo il Cristianesimo...”.

Anche il consumismo diffuso sarebbe stato liberato dal senso di colpa nel socialismo (o nel comunismo), poiché da ogni forma di piacere sarebbe stato rimosso il marchio dell’egocentrismo, in un contesto sociale purificato dall’individualismo, dall’avidità, dal calcolo, e dal desiderio di un miglioramento materiale e di status. La suscettibilità a tutte queste promesse del socialismo rivela un vigoroso ottimismo sulla perfettibilità della natura umana e delle istituzioni sociali che contrasta fortemente con la tetraggine e il pessimismo che pervade gli intellettuali occidentali quando pensano alla condotta umana e alle istituzioni sociali nelle loro società di appartenenza.

Ogni sistema di credenze, o gruppo di dottrine, che si presta alle interpretazioni o alle proiezioni di cui abbiamo parlato sopra, è particolarmente potente nei periodi in cui le religioni tradizionali non riescono a soddisfare il bisogno di senso e di progetto. Come scriveva Gustave Le Bon circa un secolo fa “affinché il socialismo potesse assumere cosí velocemente questa forma religiosa che costituisce il segreto del suo potere, era necessario che facesse la sua comparsa in uno di quegli straordinari momenti della storia in cui le vecchie religioni perdono il loro vigore... e sopravvivono tollerate mentre si aspetta che la nuova fede prenda il loro posto”. Inoltre le continue elaborazioni teoriche di molti intellettuali occidentali contemporanei che contribuiscono a rivisitare, ringiovanire o riabilitare ed applicare il marxismo, principale fonte teorica dottrinale del socialismo, testimoniano del suo fascino durevole e potente tanto quanto lo erano i pellegrinaggi politici ai paesi che si definivano socialisti. Ha scritto Bernard Henry Levy: “Abbiamo un urbanesimo marxista, una psicoanalisi marxista, un’estetica marxista, una numismatica marxista. Non c’è piú oramai alcuna area di conoscenza in cui il marxismo rinunci a dare un’occhiata, nessuna area “off limits”, né alcun territorio-tabú, nessun fronte culturale verso il quale non invia corti di ricercatori...”.

Cosí, ai nostri giorni, il bisogno di “credere” degli intellettuali ha trovato la sua espressione piú tipica nel credere in alcune varietà del marxismo, o in alcune personificazioni del socialismo.

 

P. Hollander, Pellegrini politici, Il Mulino, Bologna, 1988, pagg. 587-588