Il gioco è
importante per l’individuo, ma anche per la società a causa delle sue
componenti culturali e per i legami che esso crea. Il gioco “soddisfa ideali di
espressione e di vita collettiva”.
J. Huizinga, Homo ludens, Einaudi,
Torino, 1972, pag. 13
Tutti gli studiosi sottolineano il carattere disinteressato del gioco. Non essendo “la via ordinaria” sta al di fuori del processo di immediata soddisfazione di bisogni e desideri. Interrompe quel processo. Vi s’introduce come un’azione provvisoria che ha fine in sé, ed è eseguita per amore della soddisfazione che sta in quell’esecuzione stessa. Cosí almeno ci si presenta il gioco, considerato in sé e in un primo tempo: un intermezzo della vita quotidiana, una ricreazione. Ma già proprio per essere un ripetuto ritorno al divario, il gioco si fa accompagnamento, complemento e parte della vita in generale. Adorna la vita e la completa, e come tale è indispensabile. È indispensabile all’individuo, in quanto funzione biologica, ed è indispensabile alla collettività per il senso che contiene, per il significato, per il valore espressivo, per i legami spirituali e sociali che crea, insomma in quanto funzione culturale. Soddisfa a ideali di espressione e di vita collettiva. Appartiene a una sfera superiore a quella strettamente biologica del processo nutrimento-accoppiamento-difesa. Questa asserzione sembra contrastare col fatto che nella vita animale i giochi della stagione degli amori prendono gran posto. Ma sarebbe dunque assurdo assegnare al canto, alla danza e allo sfoggio degli uccelli, cosí come al gioco umano, un posto al di là del dominio strettamente biologico? Comunque sia, il gioco umano in tutte le sue forme superiori, in cui significhi o celebri qualche cosa, occupa un posto nella sfera di festa e di culto, nella sfera sacra cioè.
Orbene, il fatto di essere il gioco indispensabile, asservito alla cultura, anzi di farsi esso stesso cultura, gli toglie dunque il suo carattere disinteressato? No, perché i fini a cui serve stanno anch’essi fuori dell’ambito d’interessi immediatamente materiali o di soddisfacimento individuale di bisogni. Come azione sacra il gioco può servire la salute del gruppo, ma allora con modi e mezzi diversi da quelli impiegati per l’immediato appagamento di necessità vitali.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. V, pag. 80