La vita pratica, che impone
continuamente l’esigenza di prendere decisioni, è il maggior nemico dello
scetticismo.
D. Hume, Ricerca
sull’intelletto umano, Sez. dodicesima, Parte prima
Le obiezioni scettiche all’evidenza morale, ossia ai
ragionamenti che riguardano questioni di fatto, sono popolari o filosofiche.
Le obiezioni popolari sono tratte dalla debolezza naturale dell’intelletto
umano; le opinioni contraddittorie che sono state professate in differenti età
e paesi; le variazioni del nostro giudizio in relazione al fatto che si sia
malati o sani, giovani o vecchi, in prosperità o in calamità; la perpetua
contraddizione delle opinioni e dei sentimenti d’ogni singolo uomo; con molti
altri argomenti di questo genere. Non c’è bisogno di insistere di piú su questo
punto; ma queste obiezioni sono deboli. Infatti dal momento che nella vita
quotidiana noi ragioniamo ad ogni istante su questioni di fatto e di esistenza
e non ci sarebbe possibile vivere senza ricorrere continuamente a questa specie
di argomenti, qualsiasi obiezione popolare che venga tratta di là, dev’essere
insufficiente a distruggere quella evidenza. Ciò che maggiormente sovverte il
pirronismo, cioè lo scetticismo eccessivo, è l’azione, il lavoro e le
occupazioni della vita quotidiana. Questi princípi scettici possono fiorire e
trionfare nelle scuole dove, in verità, è difficile se non impossibile
confutarli. Ma appena essi escono dall’ombra e per la presenza degli oggetti
reali che mettono in movimento le passioni ed i sentimenti, vengono
contrapposti ai piú potenti princípi della nostra natura, svaniscono come fumo
e lasciano lo scettico piú ostinato nella stessa condizione degli altri
mortali.
[...] La natura è sempre troppo
forte per principio. E per quanto un pirroniano possa precipitare se stesso o
altri in una sorta di stupore e di confusione momentanei per mezzo dei suoi
profondi ragionamenti, il primo e piú insignificante fatto della vita metterà
in fuga tutti i suoi dubbi e i suoi scrupoli e lo metterà, per tutte le
questioni pratiche e teoriche, sullo stesso piano dei filosofi d’ogni altra
setta o di coloro che non si sono mai interessati a dispute filosofiche di
alcun genere. Risvegliato dal suo sogno, sarà il primo a ridere di se stesso ed
a confessare che tutte le sue obiezioni sono meri passatempi e non possono
servire ad altro che a mostrare la stravagante condizione in cui si trova
l’umanità che deve agire e ragionare e credere; per quanto gli uomini non
riescano, nemmeno con le piú diligenti ricerche, a trovare una risposta
soddisfacente intorno alla fondazione di queste operazioni, oppure a togliere
di mezzo le obiezioni che si possono muovere contro di esse.
(D. Hume, Opere, Laterza,
Bari, 1971, vol. II, pagg. 168-170)