HEGEL, ANCORA SULLA DIALETTICA

 

Nell’"Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio", pubblicata nel 1817 (l’opera verrà ulteriormente ampliata nelle due successive edizioni berlinesi del 1827 e del 1830), in pochi e concisi paragrafi, Hegel compie una sintesi della dialettica, che distingue sia dalla concezione tradizionale per cui essa è un artificio sofistico, sia da Kant, per il quale essa è un ‘illusione trascendentale’, quindi insopprimibile, della ragione. Per Hegel, la dialettica esprime il necessario negarsi di ogni finito nella sua unilateralità, a partire dalle rigide e astratte posizioni dell’intelletto, fino al momento speculativo della ragione, in cui le opposizioni sono tolte e conservate al tempo stesso.



§ 79. La logicità ha, considerata secondo la forma, tre aspetti: a) l'astratto o intellettuale; b) il dialettico, o negativo-razionale; c) lo speculativo, o positivo-razionale. Questi tre aspetti non fanno già tre parti della logica, ma sono momenti di ogni atto logico reale, cioè di ogni concetto o di ogni verità in genere, Essi possono esser posti tutti insieme sotto il primo momento, l'intellettuale, e per questo mezzo tenuti separati tra loro; ma così non vengono considerati nella loro verità. - L'esposizione, che qui si fa delle determinazioni della logicità, come anche della sua divisione, è parimenti data solo in forma anticipata e storica. § 80. a) Il pensiero, come intelletto, se ne sta alla determinazione rigida e alla differenza di questa verso altre: siffatta limitata astrazione vale per l'intelletto come cosa che è e sussiste per sé. § 81. b) Il momento dialettico è il sopprimersi da sé di siffatte determinazioni finite e il loro passaggio nelle opposte. 1 ) La dialettica, presa dall'intelletto per sé separatamente, dà luogo, in particolare, quando vien mostrata in concetti scientifici, allo scetticismo; il quale contiene la mera negazione come risultato della dialettica. 2) La dialettica è considerata ordinariamente come un'arte estrinseca, la quale mediante l'arbitrio porta la confusione tra concetti determinati, e introduce in essi una semplice apparenza di contraddizioni: cosicché non queste determinazioni, ma quest'apparenza è un niente, e, per contrario, la determinazione dell'intelletto è il vero. Spesso la dialettica non è altro che un giuoco soggettivo di altalena di raziocini, che vanno su e giù; dove manca il contenuto, e la nudità vien celata dalla sottigliezza di quel modo di ragionare. - Nel suo carattere peculiare, la dialettica è, per converso, la propria e vera natura delle determinazioni intellettuali, delle cose e del finito in genere. La riflessione è dapprima l'andar oltre la determinazione isolata, e un riferimento, mediante cui questa è posta in relazione, ma del resto vien conservata nel suo valore isolato. La dialettica, per contrario, è questa risoluzione immanente, nella quale la unilateralità e limitatezza delle determinazioni intellettuali si esprime come ciò che essa è, ossia come la sua negazione (10). Ogni finito ha questo di proprio, che sopprime sé medesimo. La dialettica forma, dunque, l'anima motrice del progresso scientifico; ed è il principio solo per cui la connessione immanente e la necessità entrano nel contenuto della scienza: in essa soprattutto è la vera, e non estrinseca, elevazione sul finito. § 82. c) Il momento speculativo, o il positivo-razionale, concepisce l'unità delle determinazioni nella loro opposizione; ed è ciò che vi ha di affermativo nella loro soluzione e nel loro trapasso. 1) La dialettica ha un risultato positivo (11) perché essa ha un contenuto determinato, o perché il suo verace risultato non è il vuoto ed astratto niente, ma è la negazione di certe determinazioni, le quali sono contenute nel risultato appunto perché questo non è un niente immediato, ma è un risultato. 2) Questo razionale è perciò, quantunque sia un qualcosa di pensato e di astratto, insieme qualcosa di concreto, perché non è unità semplice e formale, ma unità di determinazioni diverse. Perciò la filosofia non ha punto da fare con mere astrazioni o con pensieri formali, ma solamente con pensieri concreti. 3) Nella logica speculativa è contenuta la mera logica dell'intelletto, che può essere agevolmente ricavata da quella: non si deve far altro che lasciar cadere l'elemento dialettico e il razionale, e così essa diventa ciò che è la logica ordinaria, una istoria ossia una descrizione di varie determinazioni di pensiero, messe insieme, e che, nella loro finitezza, si danno per alcunché d'infinito.

 

(Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, "Concetto più particolare e divisione della logica")