In sé, la materia non ha nell’anima alcuna verità: in quanto per sé, l’anima si separa dal suo essere immediato e se lo pone di fronte come corporalità, che non può fare alcuna resistenza al penetrare di lei.[...] L’anima reale, nell’abitudine del sentire e del suo sentimento concreto di sé, è in sé l’idealità, che è per sé, delle sue determinazioni; nella sua esteriorità si ricorda in sé ed è relazione infinita a sé. Questo essere per sé della universalità libera è il destarsi più alto dell’anima che si fa io, dell’universalità astratta, in quanto essa è per l’universalità astratta; la quale è così pensiero e soggetto per sé, e cioè, determinatamente, soggetto del giudizio, in cui il soggetto esclude da sé la totalità naturale delle sue determinazioni come un soggetto, un mondo che gli è esterno, e si riferisce soltanto a questo, in modo che in esso è immediatamente riflesso in sé. Tale è la coscienza.
(Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio)