HUME, SUL SUICIDIO

 

Che cosa significa dunque l'opinione che in uomo, il quale, stanco della vita e perseguitato dai dolori e dalle miserie, vinca coraggiosamente i terrori naturali della morte ed esca da questa scena crudele; che tale uomo, dico, incorra nell'indignazione del creatore per aver violato l'opera della provvidenza e turbato l'ordine dell'universo? Affermare questo è affermare il falso; la vita degli uomini è soggetta alle stesse leggi cui è soggetta la vita di tutti gli altri animali; e tutte queste esistenze sono soggette alle leggi generali della natura e del moto. La caduta di una torre o un infuso di sostanze velenose distruggeranno un uomo come la più meschina creatura, un'inondazione porta via indistintamente tutto ciò che trova alla portata della sua furia" (..) Per l'universo la vita di un uomo non è più importante di quella di un'ostrica. E se anche fosse molto importante, l'ordine della natura umana l'ha sottoposta alla prudenza umana, e ci costringe a prendere decisioni in ogni circostanza. Se disporre della vita umana fosse una prerogativa peculiare dell'Onnipotente, al punto che per gli uomini disporre della propria vita fosse un'usurpazione dei suoi diritti, sarebbe ugualmente criminoso salvare o preservare la vita. Se cerco di scansare un sasso che mi cade sulla testa, disturbo il corso della natura e invado il dominio peculiare dell'Onnipotente, prolungando la mia vita oltre al periodo che, in base alle leggi generali della materia e del moto, le era assegnato. - Un capello, una mosca, un insetto può distruggere questo essere potente, la cui vita è tanto importante. E' assurdo supporre che la prudenza umana abbia legittima facoltà di disporre di ciò che dipende da cause così insignificanti? Non sarebbe un delitto per me deviare il Nilo o il Danubio dal loro corso, se fossi capace di farlo. E' dunque delittuoso distogliere dai loro canali naturali poche once di sangue?

 

(Hume, Sul suicidio)