L’individuazione viene definita da Jung come il processo di
differenziazione che ha come meta lo sviluppo della personalità individuale;
essa rappresenta quindi lo sviluppo delle particolarità di un individuo, sulla
base della sua disposizione naturale. Pur costituendo una “via individuale” che
può deviare rispetto a quella consueta, essa deve condurre ad uno spontaneo
riconoscimento delle norme collettive. L’individuazione rappresenta un processo
di elevazione spirituale: essa porta infatti ad un “ampliamento della sfera
della coscienza”.
C. G. Jung, Tipi psicologici
Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia
una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il
processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in
particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla
generalità, dalla psicologia collettiva. L’individuazione è quindi un processo
di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità
individuale. La necessità dell’individuazione è una necessità naturale, in
quanto che impedire l’individuazione, mercé il tentativo di stabilire delle
norme ispirate prevalentemente o addirittura esclusivamente a criteri
collettivi, significa pregiudicare l’attività vitale dell’individuo.
L’individualità è però già data fisicamente e fisiologicamente e si esprime
analogamente anche nel suo aspetto psicologico. Ostacolare in modo sostanziale
l’individualità comporta perciò una deformazione artificiosa. È senz’altro
chiaro che un gruppo sociale il quale sia costituito da individui deformi non
può essere un’istituzione sana e, a lungo andare, vitale, giacché soltanto la
società che è in grado di serbare la propria coesione interna e i propri valori
collettivi assieme alla massima possibile libertà del singolo può contare su di
una vitalità duratura. Per il fatto stesso che l’individuo non è soltanto un
essere singolo, ma presuppone anche dei rapporti collettivi per poter esistere,
il processo di individuazione non porta all’isolamento, bensí a una
coesione collettiva piú intensa e piú generale.
Il processo psicologico dell’individuazione è strettamente
connesso con la cosiddetta funzione trascendente, in quanto mediante
questa funzione vengono date quelle linee di sviluppo individuali che non
potrebbero mai essere raggiunte per la via già tracciata da norme collettive.
L’individuazione non può essere in alcun caso l’unico
obiettivo dell’educazione psicologica. Prima di potersi proporre come scopo
l’individuazione, occorre raggiungere la meta educativa dell’adattamento al
minimo di norme collettive necessario per l’esistenza: una pianta che debba
essere portata alla massima possibile fioritura delle sue peculiarità deve
anzitutto poter crescere nel terreno in cui è piantata.
L’individuazione è sempre piú o meno in contrasto con le
norme collettive, giacché essa è separazione e differenziazione dalla
generalità e sviluppo del particolare; non però di una particolarità cercata,
bensí di una particolarità già a priori fondata nella disposizione
naturale. L’opposizione alle norme collettive è però soltanto apparente, in
quanto, a ben guardare, il punto di vista individuale non è orientato in
senso opposto alle norme collettive, ma solo in senso diverso. La
via individuale può anche non essere affatto in contrasto con la norma
collettiva giacché l’antitesi di quest’ultima non potrebbe essere altro che una
norma opposta. Ma la via individuale non è appunto mai una norma. Una
norma nasce dalI’insieme delle vie individuali e ha ragione di esistere e
possiede una sua efficacia animatrice solo quando genericamente sussistono vie
individuali che di tanto in tanto vogliano seguire il suo orientamento. Una
norma che abbia validità assoluta non serve a nulla. Un vero conflitto con le
norme collettive si ha solo quando una via individuale viene elevata a norma,
il che è poi la vera intenzione dell’individualismo estremo. Questa intenzione
è naturalmente patologica e del tutto avversa alla vita. Pertanto essa non ha
nulla a che fare con l’individuazione, la quale, deviando dalla via consueta
per imboccare una individuale, ha bisogno proprio per questo della norma per
orientarsi di fronte alla società e per effettuare la coesione fra gli
individui entro la società, coesione che è una necessità vitale.
L’individuazione porta perciò a un apprezzamento spontaneo delle norme
collettive; invece la norma diventa sempre piú superflua in un orientamento
esclusivamente collettivo della vita, e con ciò la vera moralità va in rovina. Quanto
piú l’uomo è sottoposto a norme collettive, tanto maggiore è la sua immoralità
individuale. L’individuazione coincide con l’evoluzione della coscienza
dall’originario stato d’identità; l’individuazione rappresenta quindi un
ampliamento della sfera della coscienza e della vita psicologica cosciente.
C. G. Jung, Tipi psicologici,
Boringhieri, Torino, 1968, pagg. 463-465