JASPERS, L'ESSERE E' INCIRCOSCRIVIBILE
Noi viviamo stabilmente quasi come in un orizzonte del nostro sapere, ciò non di meno ci spingiamo oltre ogni orizzonte che ci rinserra e ci toglie la visuale. Ma noi non conosciamo nessun punto stabile, da cui sparisca l'orizzonte limitatore, da cui si possa abbracciare la totalità illimitata, in sé chiusa al di là di ogni orizzonte e che non rimanda a nulla oltre di sé. E noi non raggiungiamo nemmeno una serie di punti di vista attraverso la cui totalità - proprio come avviene in una circumnavigazione - sia possibile raggiungere, mediante un movimento che trascorra da uno all'altro orizzonte, l'unico essere in sé concluso. L'essere resta per noi incircoscrivibile, esso si trascina da ogni parte verso l'infinito.
Questo essere noi lo chiamiamo la «comprensività infinita». Essa non è l'orizzonte nel quale sta il nostro particolare sapere, ma ciò che non si rende mai visibile, neppure soltanto come orizzonte, ciò anzi da cui sorgono tutti i nuovi orizzonti.
«L'infinita comprensività» è ciò che sempre soltanto si annuncia negli oggetti che ci sono presenti e negli orizzonti, ma che non diviene mai oggetto. È ciò che non presenta mai se stesso, ma in cui tuttavia tutto il resto si manifesta. Essa è, al tempo stesso, ciò che fa sí che tutte le cose non siano soltanto quelle che sembrano a prima vista, ma restino come trasparenti.
(k. Jaspers, La filosofia dell'esistenza)