JASPERS, SITUAZIONE ED ESSERCI

 

Io «sono» nella situazione storica se mi identifico con una realtà e col suo inesauribile compito. Non posso stare in ogni luogo, ma debbo stare interamente in un solo luogo per poter stare in qualche luogo. Posso appartenere solo ad un popolo, posso avere solo questi genitori, posso amare una sola donna; tuttavia posso in ogni caso tradire, ma tradirei me stesso se tradissi gli altri, se non fossi deciso ad assumere incondizionatamente il mio popolo, i miei genitori, il mio amore: io debbo loro me stesso. [...] Privo di coscienza storica l'uomo cade in quello stato in cui tutto è perduto. I legami fra esserci ed esistenza... cessano di essere catene solo se io consapevolmente li afferro. Ciò che le scioglie è la libera appropriazione dell'esserci. L'essenziale per me è che, nelle manifestazioni di me stesso, faccia tutt'uno con l'esserci. [...] Per l'esistenza possibile si fa chiaro che il terreno per la mia ricerca dell'essere non è l'esserci, non è il molteplice delle determinazioni degli esseri particolari in quanto conosciuti, non è nel mio isolamento e neppure nella comunicazione. In nessun modo posseggo l'«essere». Ovunque urto contro limiti. Se invece mi pongo innanzi all'essere intendendolo come trascendenza, allora cerco l'estremo fondamento in un modo del tutto particolare. Sembra che mi si apra, ma tosto che pare visibile, dilegua. Se tento afferrarlo resto con nulla.

 

(k. Jaspers, Filosofia)