Per Kant si ha un regime
clericale quando non dominano la ragione e i princípi della morale, ma un culto
feticista e la sottomissione al dogma. Un regime clericale è sempre dispotico,
e con “l’abitudine all’ipocrisia soffoca la lealtà e la fedeltà dei sudditi”.
I. Kant, La religione entro i
limiti della sola ragione, cap. IV, parte II, par. 3
Il regime clericale è
dunque la costituzione di una Chiesa, in quanto in essa domina un culto
feticista, ciò che è da riscontrarsi tutte le volte che non princípi della
moralità, ma comandamenti statutari, regole di fede ed osservanze costituiscono
la base e l’essenza della Chiesa. Ora ci sono certamente parecchie forme di
Chiese, nelle quali il feticismo è cosí vario e cosí meccanico, che sembra
quasi debba escludere anche ogni moralità, quindi ogni religione, e debba
sostituirsi anzi ad essa, in modo tale da finire molto vicino al paganesimo. Ma
il piú o il meno non hanno niente a che fare qui, ove il valore o il non valore
dipende dalla natura del principio, che obbliga sopra ogni altro.
Quando questo principio impone
l’umile sottomissione a un dogma, come culto servile, ma non libero omaggio,
che si deve rendere prima di tutto alla legge morale; per quanto poche
possano essere le osservanze imposte, basta che esse siano dichiarate come
assolutamente necessarie, perché si abbia comunque una credenza feticista;
mediante la quale è governata la moltitudine, che, con la sua sottomissione
all’obbedienza d’una Chiesa (non della religione) vien derubata della sua
libertà morale. La costituzione di questa Chiesa (gerarchia) può essere
monarchica, aristocratica o democratica: ciò riguarda solo la sua
organizzazione; ma sotto tutte queste forme la sua costituzione è e rimane
immutabilmente dispotica. Là, ove statuti relativi alla fede sono inclusi nel
numero delle leggi costituzionali, ivi domina un clero, il quale crede
di poter assolutamente fare a meno della ragione ed anche, in fin dei conti,
della dottrina biblica, perché esso, come unico autorizzato custode ed
interprete della volontà del legislatore invisibile, ha l’autorità esclusiva di
regolare le prescrizioni della fede, e, perciò, munito di questo potere, ha la
facoltà non di convincere; ma solo di ordinare.
Ora, siccome al di fuori di
questo clero, tutti gli altri sono laici (non esclusi i capi della
comunità politica), in definitiva la Chiesa domina lo stato, non propriamente
mediante la forza, ma mediante l’influenza sugli animi, ed anche, del resto,
mediante il vanto dell’utilità che lo stato, presumibilmente, deve poter trarre
da un’obbedienza incondizionata, a cui una disciplina spirituale ha abituato lo
stesso pensiero del popolo.
Ma in questo stato di cose,
inavvertitamente, l’abitudine all’ipocrisia soffoca la lealtà e la fedeltà dei
sudditi, li prepara ad essere scaltri, per fingere di compiere anche i doveri
civici; e, come tutte le volte che si parte da princípi sbagliati, si ottiene
proprio il contrario di ciò che ci si era prefissi.
(I. Kant, La religione entro i
limiti della sola ragione, Laterza, Bari, 1980, pagg. 199-200)