Farò la stessa cosa anche quando, secondo l’uso dei fisici, mescolerò le cose probabili alle necessarie, e da queste cose così mescolate ne caverò una conclusione probabile. Infatti, poichè in quest’opera ho mescolato all’astronomia la fisica celeste, nessuno deve meravigliarsi che si usino anche alcune congetture. Tale infatti è la natura della fisica, come della medicina e di tutte le scienze, le quali, oltre alle indicazioni certissime degli occhi devono valersi anche di altri assiomi.
Così, dunque, il lettore deve sapere che vi sono due sette di astronomi: l’una è l’insigne, perchè segue Tolomeo e perchè ha raccolto nelle sue fila la maggior parte degli antichi; l’altra è considerata la moderna, benchè sia antichissima. Di esse, la prima tratta le singole stelle erranti ad una ad una e assegna le cause dei movimenti ai loro singoli orbi; la seconda confronta fra loro i pianeti e deduce da una medesima causa comune quelle cose che si ritrovano comuni nei loro moti. E questa setta si suddivide a sua volta. La causa, infatti, che fa sembrare i pianeti stazionari o retrogradi, Copernico con l’antichissimo Aristarco l’attribuisce allo spostamento della Terra su cui ci troviamo, e fra loro mi ascrivo io pure; Tycho Brahe, invece, riferisce quella causa al Sole, nelle vicinanze del quale dice essere imperniati in un certo modo (che non è affatto corporeo, ma tuttavia quantitativo) i circoli eccentrici di tutti e cinque i pianeti; e dice che questa specie di nodo, insieme con il corpo solare, gira intorno alla Terra che resta immobile. [...]
Orbene, nella presente opera il mio scopo principale è quello di correggere la teoria astronomica (e in particolare quella sul moto di Marte) in tutte e tre le sue forme [...].
Intanto, però, mentre raggiungo rapidamente e felicemente questo scopo, entro anche nella metafisica di Aristotele o meglio nella fisica celeste e indago sulle cause naturali dei movimenti: e da questa ricerca finalmente vengono fuori argomenti non certo sicuri, in base ai quali ci si convince che solamente la concezione di Copernico (con qualche piccolo mutamento) è vera e che le altre due sono false.
Tutte queste cose, però, sono così connesse, compenetrate e mescolate le une alle altre, che, avendo tentato molte strade in parte già battute dagli antichi, e in parte tracciate ad imitazione ed esempio delle loro, per arrivare con esse a correggere i criteri del calcolo astronomico, nessun’altra ha avuto successo, se non quella che si basa proprio sulle cause fisiche dei movimenti, che io stabilisco in quest’opera.
E il primo passo, poi, nella ricerca delle cause fisiche dei moti, fu di dimostrare che il punto intorno a cui ruotano gli eccentrici non si trova in un punto qualunque vicino al Sole, ma proprio nel centro del corpo solare, al contrario di quanto avevano creduto Copernico e Brahe...
G. Keplero, Astronomia Nova. Introduzione. Da Grande Antologia Filosofica