Appena letta l'opera di Galilei,
Keplero gli scrisse, per esprimere il proprio consenso, una lunga lettera,
nella quale si sofferma anche su argomenti complessi e delicati. Ne proponiamo
la parte riguardante il posto di Dio e quello dell'uomo nella nuova cosmologia.
Keplero cerca di conciliare i tre elementi a cui si è sempre ispirato:
teologia, cosmologia e geometria.
G. Keplero, Dissertatio cum
Nuncio Sidereo
E che dunque, tu mi dirai,
se vi sono in cielo globi simili alla nostra Terra, forse che stiamo per venire
in gara con essi, per sapere chi tenga il posto migliore dell'Universo? Se,
infatti, i globi di quei pianeti sono piú nobili, non siamo noi le piú nobili
di tutte le creature razionali. Come possono essere allora tutte le cose per
l'uomo? E come possiamo essere noi i signori delle opere di Dio? Difficil cosa
è sciogliere questo nodo, perché non abbiamo ancora esplorato tutte le cose che
sono a ciò pertinenti, per cui discutendo ampiamente, su questo argomento
sfuggiremo a stento a un rimprovero di temerità.
Ma non sarò reticente sugli argomenti scientifici che mi sembra
possano addursi per dimostrare non solo in generale come sopra, che questo
sistema di pianeti, in uno dei quali ci troviamo noi uomini, si trova nel luogo
principale dell'Universo, intorno al cuore dell'Universo, che è appunto il
Sole; ma anche in particolare che noi uomini ci troviamo su quel globo che del
tutto si addice alla creatura razionale piú importante e piú nobile, fra le corporee.
Della prima affermazione in merito al luogo piú interno dell'Universo, vedi
sopra gli argomenti derivati dalla moltitudine delle fisse, che circondano
questo luogo a guisa di sicura muraglia, e dello splendore del nostro Sole in
confronto alle fisse. E a tali argomenti aggiungi questo terzo [...]. La
geometria è una ed eterna, splendente nella mente di Dio, e la partecipazione
ad essa tributata agli uomini è fra le cause per cui l'uomo è immagine di Dio.
Nella geometria, poi, dopo la sfera vi è una famiglia di figure che è la piú
perfetta di tutte, quella dei 5 corpi solidi euclidei. Ebbene, questo nostro
mondo planetario è disposto secondo la regola e il modello di tali solidi.
Supponi dunque che vi siano infiniti altri mondi, essi saranno diversi o simili
a questo nostro. Simili non potresti dirli. Infatti a quale scopo sarebbero
infiniti, se ciascuno racchiudesse in sé ogni perfezione? [...] E lo stesso
Bruno, difensore dell'infinità, ritiene necessario che i singoli mondi siano
diversi dagli altri per altrettante specie di movimenti. Se questo vale per i
movimenti, varrà anche per le distanze, che danno luogo al periodo dei
movimenti. Se vale per le distanze, varrà anche per l'ordine, il genere e la
perfezione delle figure, da cui sono desunte le distanze. [...] Continuiamo
dunque verso l'altro corno del dilemma. Siano quegli infiniti mondi diversi dal
nostro: saranno di conseguenza disposti secondo figure diverse da quelle cinque
perfette, e quindi essi saranno meno nobili di questo nostro; dal che deriva
che il nostro mondo è il piú importante di tutti, nel caso che ve ne fosse piú
d'uno. E diremo anche perché la Terra è piú importante del globo di Giove e
sede piú degna della creatura dominante. Il Sole, in verità, è al centro del
mondo, è il cuore del mondo, la fonte della luce, la fonte del calore,
l'origine della vita e del movimento del mondo. Ma sembra evidente che l'uomo
debba astenersi di buon grado da quel trono regale. “Diede il cielo al Signore
del cielo, Sole di giustizia; mentre la Terra la diede ai figli degli uomini”.
Infatti, anche se Dio non ha corpo e non ha bisogno di un abitacolo, tuttavia
nel Sole (come qua e là nella Sacra Scrittura si dice nel cielo) piú che
negli altri globi palesa quella virtú dalla quale è governato il mondo. Riconosca
dunque l'uomo la sua miseria e l'abbondanza di Dio, anche dalla particolarità
del suo stesso abitacolo; riconosca che lui non è la fonte e l'origine dello
splendore del mondo, ma che dipende dalla vera fonte e dalla vera origine.
Aggiungi anche questo che ho detto nell'Ottica, che cioè ai fini della
contemplazione, per la quale l'uomo è stato fatto ed è stato provvisto e dotato
di occhi, l'uomo non avrebbe potuto starsene nel centro, ma è necessario che
per la sua esplorazione spazi all'intorno in un moto annuo con questo naviglio
che è la Terra, non diversamente da coloro che misurano le distanze di cose
inaccessibili cambiando una stazione con l'altra, per conciliare col triangolo
di misurazione, una giusta base con le distanze angolari delle stazioni. Ma
dopo il Sole, non vi è globo piú nobile e piú adatto all'uomo della Terra.
Infatti, anzitutto questo globo è in posizione centrale tra i globi primari
(senza contare fra questi, com'è giusto, i satelliti e il globo circumterrestre
della Luna), poiché ha Marte, Giove e Saturno che ruotano all'esterno della sua
orbita e, che ruotano completamente all'interno, Venere, Mercurio, nonché,
tornito nel mezzo, il Sole che provoca tutte le rotazioni, un vero e proprio
Apollo, e di questo nome Bruno spesso si vale. Inoltre, poiché i cinque corpi
si dividono in due classi, cioè quella dei tre primarî: cubo, tetraedro e
dodecaedro; e quella dei due secondari: icosaedro ed ottaedro, l'orbita della
Terra si inserisce fra i due ordini cosí come una muraglia che tocca
dall'esterno i centri delle dodici facce del dodecaedro e dall'interno i dodici
vertici dell'icosaedro corrispondente; e anche solo per questa sua posizione
fra le figure geometriche, il globo terrestre è degno di nota, rispetto a tutti
gli altri globi. [...] Noi sulla Terra, Mercurio, ultimo dei pianeti primarî,
lo distinguiamo a mala pena, a causa del vicino ed eccessivo splendore del
Sole. Quanto meno percettibile sarà Mercurio su Giove o su Saturno! Questo
nostro globo, dunque, risulta destinato con somma intelligenza, all'uomo,
perché possa contemplare tutti i pianeti. E cosí chi negherà che sono stati
attribuiti a Giove altri quattro pianeti in compenso di quelli che rimangono
nascosti ai Gioviali e che invece noi Terricoli vediamo, i pianeti inferiori,
in numero appunto di quattro, cioè Marte, Terra, Venere, Mercurio che girano
intorno al Sole all'interno dell'ambito di Giove? Abbiano dunque le creature di
Giove di che dilettarsi; anche per quelle vi siano, se ti piace, i loro quattro
pianeti [...] noi uomini terricoli possiamo gloriarci non senza ragione (sono
io che lo insegno) dell'importantissima abitazione dei nostri corpi e dobbiamo
esserne grati al Creatore.
Mi è piaciuto, o Galileo, discutere con te in questi termini,
scientificamente, sopra i nuovi dubbi che hai suscitato con le tue
osservazioni. Per quello che resta ti chiedo insistentemente, o famosissimo
Galileo, che continui strenuamente ad osservare, e quelle cose che nelle tue
osservazioni avrai scoperto, ti chiedo di comunicarle a noi entro il piú breve
termine; e infine non ti riesca sgradita questa mia prolissità e libertà nel
parlare della natura. Ti saluto.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1968, vol. XII, pagg. 175-179)