Secondo
Kierkegaard, Abramo è il piú grande di tutti gli uomini e la sua grandezza è
ben superiore a quella di Hegel, la cui filosofia oggi sembra insuperabile.
S. Kierkegaard, Timore e tremore
Ci furono uomini grandi per la loro energia, per la saggezza, la speranza o l’amore. Ma Abramo fu il piú grande di tutti: grande per l’energia la cui forza è debolezza, grande per la saggezza il cui segreto è follía, grande per la speranza la cui forza è demenza, grande per l’amore che è odio di se stesso. Fu per fede che Abramo lasciò il paese dei suoi padri e fu straniero in terra promessa. Lasciò una cosa, la sua ragione terrestre, e un’altra ne prese: la fede.
[...]
Dev’esser difficile comprendere Hegel; ma Abramo! Uno scherzo. Superare Hegel, è un prodigio. Ma superare Abramo, nulla di piú facile! Per conto mio, ho impiegato gran tempo nello studio del sistema hegeliano, e credo anzi di averlo abbastanza capito. Sono persino tanto temerario da credere che, quando malgrado tutti i miei sforzi non arrivo ad afferrare il suo pensiero in taluni passaggi, ciò voglia dire che il mio autore non è abbastanza chiaro con sé medesimo. Io compio quello studio assai facilmente, in modo affatto naturale né esso mi dà il mal di capo. Ma, quando mi metto a riflettere su Abramo sono come annientato. Ad ogni istante i miei occhi cadono sull’inaudito paradosso ch’è la sostanza della sua vita. Ad ogni istante sono respinto indietro e, malgrado il suo appassionato accanimento, il mio pensiero non può penetrare quel paradosso neppur per un capello. Tendo ogni muscolo nella ricerca di una via di uscita. E, simultaneamente, sono paralizzato.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg.
1289-1290