Kristeller, Gli umanisti non furono filosofi

Paul Oskar Kristeller, in un saggio pubblicato nel 1950 sulla rivista “Humanitas”, sostiene la tesi che gli umanisti non furono né buoni né cattivi filosofi: furono semplicemente dei retori come quelli del Medioevo, con la differenza che ritennero di poter migliorare l'arte retorica con un piú intenso studio e con una maggiore imitazione dei classici.

 

P. O. Kristeller, Umanesimo e Scolastica nel Rinascimento italiano

 

Tra gli storici moderni si incontrano due interpretazioni dell'Umanesimo italiano. La prima interpretazione considera il movimento umanistico semplicemente come l'ascesa degli studi classici durante il Rinascimento [...]. [Ma gli umanisti] non furono filologi classici che per ragioni personali, ebbero la mania di fare discorsi, ma furono retori di professione, eredi e successori dei retori medievali, tutti presi dalla convinzione, allora nuova e moderna, che il mezzo migliore per raggiungere l'ideale dell'eloquenza era l'imitazione dei modelli classici, e quindi indotti a studiare tali modelli e a fondare la filosofia classica [...].

L'altra interpretazione dell'Umanesimo italiano che prevale specialmente tra gli storici della filosofia, e che è stata accettata anche da molti altri studiosi, è piú ambiziosa, ma forse meno solida. Essa considera l'Umanesimo come la filosofia nuova del Rinascimento che sorse in contrasto con la vecchia filosofia medievale, la Scolastica [...]. Credo che sia stata una tendenza a esagerare l'opposizione degli umanisti alla Scolastica, e di attribuire loro un'importanza filosofica e scientifica che essi in realtà non possedettero. La reazione contro tale tendenza è stata inevitabile. Quegli studiosi che lessero i trattati degli umanisti e si accorsero della relativa mancanza di pensiero scientifico e filosofico arrivarono alla conclusione che gli umanisti furono cattivi scienziati e filosofi che non adempirono alle loro pretese o a quelle dei loro difensori moderni. Io credo che gli umanisti italiani non siano stati affatto dei filosofi, né buoni né cattivi. Infatti il movimento umanistico non sorse nel campo degli studi filosofici o scientifici, ma in quello degli studi grammaticali e retorici [...]. La critica umanistica alla scienza medievale è spesso radicale e violenta, ma non ne tocca i problemi e gli argomenti specifici [...]. Però se gli umanisti furono dei dilettanti in giurisprudenza, teologia, medicina e perfino in filosofia, essi furono degli specialisti in una quantità di altre materie. Il loro campo fu la grammatica, fu la retorica, la poesia, la storia, e lo studio degli autori greci e latini. Essi penetrarono anche nel campo della filosofia morale, e fecero qualche tentativo di invadere quello della logica, tentativo che fu anzitutto diretto a ridurre la logica alla retorica. Però gli umanisti non dettero contributi agli altri rami della filosofia o della scienza.

 

(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. VI, pagg. 234-235)