Secondo
Kuhn il movimento della scienza non è verso una meta precisa. Esso è
ateleologico.
T. S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni
scientifiche, trad. di A. Carugo, Einaudi, Torino, 1978, pag. 205
Il processo di sviluppo descritto in questo saggio è stato un processo di evoluzione a partire da stadi primitivi: un processo i cui stadi successivi sono caratterizzati da una comprensione sempre piú dettagliata e raffinata della natura. Ma nulla di ciò che abbiamo detto, o diremo, ne fa un processo di evoluzione verso qualcosa. È inevitabile che questa lacuna abbia sorpreso parecchi lettori. Siamo tutti profondamente abituati a vedere la scienza come un'impresa che si avvicina costantemente sempre piú a uno scopo stabilito in anticipo dalla natura.
Ma è poi necessario che esista un tale scopo? Non è possibile render conto sia dell'esistenza della scienza che del suo successo in termini di evoluzione a partire dallo stato delle conoscenze possedute dalla comunità a ogni dato periodo di tempo? È veramente d'aiuto immaginare che esista qualche completa, oggettiva, vera spiegazione della natura e che la misura appropriata della conquista scientifica è la misura in cui essa ci avvicina a questo scopo finale? Se impareremo a sostituire l'evoluzione verso ciò che vogliamo conoscere con l'evoluzione a partire da ciò che conosciamo, nel corso di tale processo, un gran numero di problemi inquietanti può dissolversi. In mezzo a questi problemi può per esempio trovarsi quello dell'induzione.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. III, pag. 523