KANT, L'INTELLETTO E' UN'ISOLA
Noi
abbiamo fin qui non solo percorso il territorio dell'intelletto puro
esaminandone con cura ogni parte; ma l'abbiamo anche misurato, e abbiamo in esso
assegnato a ciascuna cosa il suo posto. Ma questa terra è un'isola, chiusa dalla
stessa natura entro confini immutabili. E la terra della verità (nome
allettatore!), circondata da un vasto oceano tempestoso, impero proprio
dell'apparenza, dove nebbie grosse e ghiacci, prossimi a liquefarsi, danno a
ogni istante l'illusione di nuove terre, e, incessantemente ingannando con vane
speranze il navigante errabondo in cerca di nuove scoperte, lo traggono in
avventure, alle quali egli non sa mai sottrarsi, e delle quali non può mai
venire a capo. Ma, prima di affidarci a questo mare, per indagarlo in tutta la
sua distesa, e assicurarci se mai qualche cosa vi sia da sperare, sarà utile che
prima diamo ancora uno sguardo alla carta della regione, che vogliamo
abbandonare, e chiederci anzi tutto se non potessimo in ogni caso star contenti
a ciò che essa contiene; o, anche, se non dovessimo accontentarcene per
necessità, nel caso che altrove non ci fosse assolutamente un terreno, sul quale
poterci fabbricare una casa; e in secondo luogo, a qual titolo noi possediamo
questa stessa regione, e come possiamo assicurarla contro ogni nemica
pretesa.
(Immanuel
Kant, Critica della ragion pura, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 199-200)