KANT, CHE COSA SONO LE IDEE DELLA RAGION
PURA
Intendo
per idea un concetto necessario della ragione, al quale non è dato trovare un
oggetto adeguato nei sensi. I nostri concetti puri razionali ora esaminati son
dunque idee trascendentali. Essi son concetti della ragion pura; considerano
infatti ogni conoscenza sperimentale come determinata da una totalità assoluta
di condizioni. Non sono escogitati ad arbitrio, ma dati dalla natura della
stessa ragione, e si riferiscono quindi necessariamente all'uso intero
dell'intelletto. Essi infine sono trascendenti e sorpassano i limiti di ogni
esperienza, nella quale perciò non può presentarsi un oggetto che sia adeguato
all'idea trascendentale. Quando si dice idea, si dice molto quanto all'oggetto
(come oggetto dell'intelletto puro), ma molto poco quanto al soggetto (cioè
rispetto alla sua realtà sotto una condizione empirica); proprio perché essa,
come concetto del maximum, non può in concreto esser data mai in modo adeguato.
Ora, poiché è proprio questo nel semplice uso speculativo della ragione tutto lo
scopo, e l'approssimazione a un concetto, che poi all'atto pratico non può
tuttavia esser mai raggiunto, è come mancare in tutto e per tutto di cogliere il
concetto, accade che, di un concetto di questa fatta, si dica: non è se non
un'idea. Cosi si potrebbe dire: il tutto assoluto di tutti i fenomeni non è se
non un'idea; poiché infatti non possiamo mai adombrarlo in un'immagine, esso
rimane un problema senza soluzione. Al contrario, poiché nell'uso pratico
dell'intelletto si ha da fare soltanto con una esecuzione secondo regole, l'idea
della ragion pratica può sempre esser data realmente, se anche solo parzialmente
in concreto, anzi essa è la condizione indispensabile di ogni uso pratico della
ragione. La sua attuazione è bensì limitata sempre e difettosa, ma dentro limiti
non determinabili, e però sotto l'influsso del concetto di una perfezione
assoluta. Ond'è che l'idea pratica è sempre altamente feconda e, rispetto alle
azioni reali, impreteribilmente necessaria. In essa la ragion pura ha fin la
causalità di recare in atto realmente ciò che il suo concetto contiene; e però
della saggezza non si può, quasi per dispregio, dire: essa non è se non un'idea;
ma, appunto per ciò che essa è l'idea dell'unità necessaria di tutti gli scopi
possibili, bisogna che essa serva di regola a tutto ciò che è pratico, a titolo
di condizione originaria, almeno restrittiva.
Ora, sebbene
noi dei concetti trascendentali della ragione dobbiamo dire che non sono se non
idee, tuttavia non avremo in alcun modo a ritenerli superflui e nulli. Se
infatti per mezzo di essi nessun oggetto può essere determinato, essi nondimeno
possono in fondo, e quasi di nascosto, servire all'intelletto da canone
nell'estendere e rendere coerente il suo uso; ond'esso bensì non conosce alcun
oggetto più che non lo conoscerebbe coi suoi concetti, ma in questa stessa
conoscenza è diretto meglio, e più in là. Per tacere che, probabilmente, esse
possono renderci possibile un passaggio dai concetti della natura a quelli
morali, e procurare in tal modo alle idee morali stesse una specie di sostegno e
un nesso con le conoscenze speculative della ragione.
(Immanuel
Kant, Critica della ragion pura, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 254-255)