Come tutti i pensatori
dell’epoca, anche Leibniz affronta il rapporto libertà–grazia, posto al centro
dell’attenzione dalla Riforma Protestante, per la stretta relazione che esso ha
con la concezione antropologica che ne deriva.
G. W. Leibniz, Saggi di
Teodicea, Prefazione
Per fortuna tali dogmi spinti non
si trovano quasi piú presso i teologi. Tuttavia alcune persone di spirito, che
si compiacciono di sollevar difficoltà, li fanno rivivere, cercando di
aumentare il nostro impaccio con l’aggiungere alle dispute della filosofia le
controversie che nascono dalla teologia cristiana. I filosofi considerano le
questioni della necessità, della libertà e dell’origine del male; i teologi vi
aggiunsero quelle del peccato originale, della grazia e della predestinazione.
La corruzione originale del genere umano, derivante dal primo peccato, ci
sembra aver imposto una necessità naturale di peccare, se non si ha il soccorso
della grazia divina. Ma poiché la necessità è incompatibile con la punizione,
se ne dedurrà che una grazia sufficiente dev’essere concessa a tutti gli
uomini: ciò che non pare troppo conforme all’esperienza.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol.
XIII, pagg. 238-239