L’Universo si fonda sulla
giustizia, sulla saggezza e sulla libertà di Dio: dunque non può essere che il
migliore fra gli infiniti universi possibili.
a) G. W. Leibniz, Princípi della Natura e della Grazia fondati sulla ragione, 10
Dalla perfezione suprema di Dio deriva che, creando
l’Universo, ha scelto il miglior piano possibile, nel quale la piú grande
varietà (possibile) è congiunta con il massimo ordine (possibile). [...] E ciò
perché, nell’intelletto divino, in proporzione alle loro perfezioni, tutti i
possibili [enti] pretendono [aspirano] all’esistenza; il risultato di tutte
queste pretese deve essere il mondo attuale, il piú perfetto possibile. Senza
di ciò non sarebbe possibile rendere ragione perché le cose siano accadute cosí
e non altrimenti.
(G. W. Leibniz, Scritti filosofici, UTET, Torino,
1967, vol. I, pag. 279)
b) Saggi di Teodicea, I, 8-9
Ora questa suprema saggezza [di Dio], congiunta a una bontà
che non è meno infinita di quella, non poteva mancare di scegliere il meglio.
Infatti, come un male minore è una specie di bene, cosí un bene minore è una
specie di male, se agisce come un ostacolo per un bene maggiore, e nelle azioni
di Dio vi sarebbe qualche cosa da correggere, se Egli aveva la possibilità di
far meglio. E come nelle matematiche, quando non vi è né un massimo né un
minimo, nulla cioè di distinto, tutto accade in modo uguale; o quando ciò non è
possibile, non accade nulla; allo stesso modo si può dire della saggezza
perfetta, che è regolata non meno delle matematiche, che se non vi fosse il
migliore (optimum) fra tutti i mondi possibili, Dio non ne avrebbe
prodotto alcuno.
Io intendo per Mondo la serie e la connessione di tutte le
cose esistenti, affinché non si dica che parecchi mondi potevano esistere in
tempi e in luoghi differenti. Infatti bisogna contarli tutti insieme come un
mondo o, se si preferisce, come un Universo. E quando si riempissero tutti i
tempi e tutti i luoghi rimarrebbe sempre vero che si sarebbe potuto riempirli
in una infinità di modi e che vi sarebbe una infinità di mondi possibili fra i
quali bisogna che Dio abbia scelto il migliore, perché egli non fa nulla senza
agire secondo la ragione suprema.
Qualche avversario, non potendo rispondere a questo
argomento, risponderà forse alla conclusione con un argomento contrario,
sostenendo che il mondo sarebbe potuto essere senza il peccato e senza il
dolore; ma io nego che allora sarebbe stato il migliore. Perché bisogna
riflettere che tutto è connesso in ciascuno dei mondi possibili: l’Universo,
qualunque fosse per essere, è tutto d’un pezzo, come un Oceano; il minimo
movimento estende il suo effetto a qualunque distanza, di modo che Dio ha tutto
regolato in anticipo e una volta per tutte, avendo previsto le preghiere, le
buone e le cattive azioni e tutto il resto, e ciascuna cosa ha contribuito
idealmente, prima della sua esistenza, alla decisione che fu presa
sull’esistenza di tutte le cose. Di modo che nulla può essere cambiato
nell’Universo (come accade in un numero) tranne la sua esistenza o, se si
preferisce, la sua individualità numerica. Cosí se il piú piccolo male che
accade nel mondo, non accadesse, non sarebbe piú questo mondo, che tutto
sommato e soppesato, è apparso il migliore al Creatore che l’ha scelto.
(G. W. Leibniz, Scritti filosofici, UTET, Torino,
1967, vol. I, pagg. 462-463)