Il nodo intorno al quale ruota la
riflessione di Leibniz - come quella di Spinoza - è la possibilità di
conciliare la libertà dell'uomo con una struttura e una organizzazione
razionale dell'Universo. Leibniz propone di affrontare la questione attraverso
la distinzione fra necessità assoluta e necessità ipotetica.
G. W. Leibniz, Discorso di
metafisica, XIII
[...] Ma prima di procedere oltre
bisogna cercare di risolvere una grande difficoltà, che può nascere dai
fondamenti che abbiamo posto qui sopra. Abbiamo detto che la nozione di una
sostanza individuale racchiude una volta per tutte tutto ciò che può accaderle
e che, prendendo in esame quella nozione, è possibile scorgere tutto ciò che
potrà con verità essere enunciato di essa, come nella natura del cerchio
possiamo scorgere tutte le proprietà che se ne possono dedurre. Ma cosí
potrebbe sembrare che vada distrutta la differenza tra verità contingenti e
verità necessarie, che la libertà umana non abbia piú luogo e che una fatalità
assoluta regni su tutte le nostre azioni, come su tutti gli avvenimenti del
mondo. A ciò rispondo che bisogna distinguere fra il certo ed il necessario:
tutti infatti sono d'accordo nell'ammettere che i futuri contingenti sono certi
perché Dio li prevede, ma non per questo si ammette che siano necessari.
Sennonché, dirò qualcuno, se una certa conclusione può essere dedotta in modo
infallibile da una data definizione o nozione, essa sarà necessaria. Ora noi
sosteniamo che tutto ciò che deve accadere ad una qualunque persona è
virtualmente già compreso nella sua natura o nella sua nozione, come le
proprietà nella definizione del cerchio. Certo, cosí la difficoltà sussiste
ancora: per risolverla in modo rigoroso, dirò che ogni connessione o
derivazione si verifica nelle verità eterne, quali sono quelle della geometria;
l'altra, invece, non è necessaria che ex hypothesi, e, per cosí dire,
per accidente, ma in sé stessa è contingente, perché il suo contrario non
implica contraddizione. Questa connessione è fondata non già sulle idee pure di
Dio o sul suo intelletto puro e semplice, ma sulle sue libere decisioni e sul
sistema dell'Universo Veniamo a un esempio: poiché Giulio Cesare diverrà
dittatore a vita e padrone della Repubblica e distruggerà la libertà dei
Romani, questa sua azione è compresa nella sua nozione, e ciò perché noi
supponiamo che è la natura della nozione perfetta di un soggetto, è quella di
comprendere tutto, al fine che ogni predicato vi sia compreso, ut possit
inesse subiecto [“affinché possa essere inerente al soggetto”]. Si potrebbe
dire che non è in forza di questa nozione o idea che egli dovrà commettere
quell'azione, perché essa gli conviene solo perché Dio sa tutto. Ma si
insisterà che la sua natura o forma risponde a questa nozione e poiché Dio l'ha
imposta a questo personaggio, gli diventa necessario soddisfarvi. Io vi potrei
rispondere con l'argomento dei futuri contingenti, che sono reali solo
nell'intelletto e nella volontà di Dio e, poiché Dio anticipatamente ha dato ad
essi questa forma, è necessario che vi rispondano. [...]
(G. W. Leibniz, Scritti
filosofici, UTET, Torino, 1967, vol. I, pagg. 76-77)