La centralitŕ dell'uomo si
manifesta anche nella concezione del tempo, che non č uno scorrere esterno e
oggettivo, ma č riferito al soggetto che lo “percepisce”.
Leonardo da Vinci, Pensieri,
35 (Tr. 34 v)
L'acqua che tocchi de' fiumi č
l'ultima di quella che andň e la prima di quella che viene. Cosí il tempo
presente.
(L. da Vinci, Scritti
letterari, Rizzoli, Milano, 19914, pag. 68)
Come
Eraclito, Leonardo si avvicina a un fiume. Il filosofo greco lo fa per porci di
fronte all'eterno divenire delle cose, per toglierci ogni illusione sulla
possibilitŕ di cogliere qualcosa “che permane”, una forma di Essere che sia
diversa dal divenire: il lógos (la ragione) dell'uomo puň solo
conoscere il fluire ininterrotto governato da un Lógos divino che
annulla le differenze e rende uguali il nascere e il morire, il vecchio e il
giovane. Anche Leonardo vede che nel divenire del mondo, come nello scorrere di
un fiume, i contrari possono coincidere e che ogni fine č anche un inizio.
Ma l'artefice di questa unificazione č l'uomo che riesce a trasformare la fine
nell'inizio, a strappare dal passato ciascun istante della propria vita
per proiettarlo nel futuro: il presente non č quindi il monotono trascorrere
dal futuro al passato, ma č la capacitŕ dell'uomo di sottrarsi al nulla,
di trattenere il fiume che scorre, di abbracciarlo in ogni istante tutto, dalla
foce alla sorgente.