La proprietà del proprio lavoro è
piú importante della proprietà della terra. Infatti la terra, senza il lavoro
dell’uomo, produce poco. “Dei prodotti della terra utili alla vita dell’uomo i
nove decimi sono effetti del lavoro”.
J. Locke, Secondo trattato sul
governo, parr. 40, 44
E non è cosí strano, come forse
può apparire prima di considerarlo, che la proprietà del lavoro sia in grado di
dar piú vantaggi della comunità della terra, perché è proprio il lavoro quello
che pone la differenza di valore in ogni cosa... Penso che sarà un conto molto
moderato dire che dei prodotti della terra utili alla vita dell’uomo i nove
decimi sono effetti del lavoro; anzi, se vogliamo esattamente considerare le
cose, badando a come sono quando le usiamo e tener conto delle diverse spese
che si sopportano per averle, ciò che in esse è dovuto soltanto alla natura e
ciò che in esse è dovuto al lavoro, troveremo che nella maggior parte di esse i
novantanove centesimi sono da porre completamente sul conto del lavoro.
Da tutto ciò è evidente che,
sebbene le cose della natura siano date in comune, tuttavia l’uomo, essendo
padrone di se stesso e proprietario della propria persona e delle sue azioni,
ossia del lavoro che compie, ha ancora in se stesso il grande fondamento della
proprietà. Perciò ciò che ha costituito la gran parte di quello che l’uomo ha
applicato per conservare il proprio essere e per rendere la sua esistenza piú
confortevole, dopo che l’invenzione e le arti hanno di gran lunga accresciuto i
beni utili alla vita, ha costituito una proprietà perfetta di ciascun uomo, e
non è piú stato partecipato in comune con gli altri.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol.
XIII, pag. 617