Una Chiesa deve adoperarsi per il
culto di Dio e per la salvezza delle anime. Essa non può essere che una libera
associazione di uomini, senza costrizioni di alcun tipo.
J. Locke, Lettera sulla
tolleranza
Ora vediamo che cosa sia una
Chiesa. Una Chiesa mi sembra essere una società libera di uomini, che
spontaneamente si radunano per onorare pubblicamente Dio, nel modo che credono
accetto alla divinità, per ottenere la salvezza dell’anima. Dico che essa è una
società libera e volontaria, perché nessuno nasce membro di una
Chiesa... Per natura l’uomo non è costretto a far parte di nessuna Chiesa, non
è aggregato a nessuna setta, ma spontaneamente si collega a quella società
nella quale crede di aver trovato la vera religione e il culto gradito a Dio.
La speranza di salvezza che ha trovato in quella società, come è stata l’unica
causa per entrare nella Chiesa, cosí, allo stesso titolo, è anche l’unica
misura della sua permanenza in essa... Poiché nessuna società, per quanto
libera, per quanto istituita per una ragione di poco conto, sia che si tratti
di una società di letterati, che hanno come scopo la coltivazione della
filosofia, sia che si tratti di una società di mercanti, che hanno come scopo
la stipulazione di affari, sia, infine, che si tratti di una società di uomini
che non lavorano, che abbia come fine lo scambio di mutue conversazioni e la
coltivazione dello spirito, può sussistere senza dissolversi, se è
completamente priva di qualsiasi legge, è necessario che anche la Chiesa abbia
le sue leggi, per fissare il luogo e il tempo delle riunioni, le condizioni
alle quali chiunque può essere ammesso o escluso dalla società, infine la
differenza delle funzioni, l’ordine delle cose e altre faccende del genere. Ma,
poiché, come si è dimostrato, si tratta di una riunione libera da ogni forza
costrittiva, segue necessariamente che il diritto di fare le leggi non può
essere presso nessuno, se non presso la società stessa, o almeno presso coloro
che la società stessa avrà autorizzato con il consenso come propri legislatori,
il che è lo stesso. Il fine della società religiosa, come si è detto, è il
culto di Dio e, attraverso di esso, l’acquisto della vita eterna. A questo
pertanto deve tendere tutta la disciplina, e entro questi limiti devono essere
contenute tutte le leggi ecclesiastiche. In questa società non si fa nulla, né
si può far nulla, che concerna il possesso dei beni civili o terreni; per
nessuna causa in essa si deve usare la forza, che appartiene tutta al magistrato
civile, al cui potere sono sottoposti il possesso e l’uso dei beni esterni.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol.
XIII, pag. 605